Cuba

Una identità in movimento


Messaggio dell'Ambasciata di Cuba in Italia agli amici solidali con Cuba (Roma, 17 Aprile 2003)

Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia


Ancora una volta Cuba e la sua Rivoluzione devono far fronte ad attacchi ostinati per il solo fatto di esercitare il legittimo diritto a difendersi

Sono due gli avvenimenti serviti come pretesto per la maliziosa manipolazione:

  1. L'arresto ed il processo a 75 individui per dimostrata complicità al servizio di una potenza straniera, che li finanzia, allo scopo di sovvertire l'ordine interno, la stabilità e la sovranità di Cuba;
  2. La fucilazione di 3 terroristi, dopo una violenta azione di pirateria navale, la terza in pochi giorni, che ha messo a rischio la vita di decine di persone, bambini compresi.

Molte manipolazione e menzogne si stanno tessendo intorno a queste vicende; legando tra l'altro i due avvenimenti, che nulla hanno a che fare tra loro, e pretendendo di presentare gli accusati come semplici ed inoffensivi dissidenti. Si cerca, ancora una volta, di fare di "Cuba un caso". Pericolosa pretesa, nei momenti che stiamo vivendo e di fronte alla prepotente euforia degli Stati Uniti che aspirano a spadroneggiare nel mondo in base al loro libero arbitrio.

La corretta conoscenza che gli amici di Cuba hanno dei fatti che abbiamo citato, ci risparmia doverci prolungare su tale aspetto in questo messaggio, che sopra tutto pretende di essere espressione di riaffermazione e fiducia nella solidarietà. Voi avete potuto conoscere quanto dettagliatamente esposto in proposito dal Ministro delle Relazioni Estere, Felipe Pérez Roque.

Possiamo rispettare, e di fatto sempre lo abbiamo rispettato, il diritto di ognuno di condividere o meno i nostri ideali, il nostro modo di concepire il mondo e di agire a favore del bene comune. Sarebbe troppo, lo sappiamo, aspirare al pieno assenso ed alla piena comprensione da parte di tutti. Anche noi non comprendiamo ne condividiamo molti comportamenti altrui, ma li rispettiamo.

Cuba è stata paziente e tollerante, ma non ci si può chiedere di continuare ad esserlo quando la sovranità e l'autodeterminazione della patria è in pericolo.

Coloro che oggi non titubano nel condannarci senza riflettere, dovrebbero per lo meno indagare le ragioni che ci sostengono prima di emettere i loro giudizi di condanna. Schierarsi a fianco del potente è facile.

Cuba ha dovuto battagliare lungamente, e in circostanze difficili, per la propria indipendenza ed autodeterminazione, di fronte ad aggressioni condotte molte volte senza veli, ma altrettante volte in modo occulto. Le circostanze impongono a volte decisioni inevitabili; ma abbiamo sempre agito con franchezza ed in conformità con le nostre leggi, legittime e costituzionalmente adottate per volontà sovrana dell'immensa maggioranza di tutto il nostro popolo.

Per oltre quarant'anni il nostro paese ha dovuto fronteggiare la persistente aggressività dei governi degli Stati Uniti d'America succedutisi al potere. Ogni metodo e mezzo ha impiegato il nostro vicino del Nord contro la Rivoluzione Cubana, esempio di eccezionale resistenza, e non desiste dal volerla insudiciare e cancellare. Dalla pressione politica e diplomatica, fino all'invasione militare, passando per le campagne di disinformazione; il sabotaggio ed il blocco finanziario, economico e commerciale; centinaia di piani di attentati contro la vita dei dirigenti dello Stato cubano; e persino il patrocinio di numerosi e comprovati atti di terrorismo contro il popolo cubano, concepiti in collusione con la mafia degli esiliati cubani, eredi di Batista, concentrata soprattutto a Miami.

Cos'è tutto ciò, se non terrorismo di Stato? Perché quelle stesse persone che si dichiarano giuste, non denunciano prima di tutto, ed in maniera inequivocabile, gli Stati Uniti d'America per il loro sostegno a tale aberrante ed ingiustificata politica verso di Cuba? Perché, quando si cerca di mettere Cuba sul banco degli accusati gli spazi per la stampa si estendono senza riguardo e piagati da cliché mentre al poderoso del Nord viene dispensato servilismo, o tutt'al più gli vengono rivolti, in maniera timida, condiscendenti segnalazioni? Come è possibile che non dicano nulla di fronte al fatto che ancora oggi gli Stati Uniti continuano a stimolare il sequestro con mezzi violenti di aerei e navi mettendo a rischio, tra l'altro, vite umane innocenti, mentre si condanna il paese danneggiato da questi atti quando esso prende misure che per porre fine a tale pirateria che non possono essere rimandate? Perché quella stessa stampa e quelle stesse voci di condanna non hanno pronunciato una sola parola per esigere la liberazione dei 5 cubani, che da più di due anni patiscono condizioni subumane nelle carceri degli Stati Uniti, condannati con processi manipolati, e per il solo reato di aver cercato di impedire l'azione di gruppi terroristi che operano nella Florida? Perché tanta ipocrisia?

Gli amici di Cuba conoscono la verità. Sanno che la ragione di fondo è dovuta allo scomodo esempio che per i poderosi rappresenta la Rivoluzione Cubana, realizzatrice di un'opera sociale senza pari; una Rivoluzione trionfante, prima di tutto per la sua capacità interna di resistenza e sviluppo, di fronte a ogni scopo manifesto, di fronte a muri eretti o crollati. Mentre altre esperienze si sgretolano, la Rivoluzione Cubana, sostenuta da varie generazioni di cubani, diventa sempre più solida e sicura del proprio futuro. Questo è ciò che da fastidio a tanti. Non sono mancati cattivi presagi durante il corso della nostra storia, e sicuramente non mancheranno in futuro, ma ciò non ci intimorisce.

È nei momenti difficili che si dimostra la vera natura degli individui, delle collettività, e dei popoli. Sono questi i tempi di definire ciò che si è. I tempi in cui i pavidi, i paurosi ed i volta gabbana preferiscono ingrossare l'ostilità del poderoso e dei suoi lacché. Non è nulla di nuovo, e non ci sorprende. Ma sono i tempi in cui, parallelamente, si erigono sempre più coloro che rimangono fermi nel loro spirito e nelle loro convinzioni.

I molti e veri amici di Cuba in Italia devono sapere, e possono esserne certi, che la dignità del popolo cubano ed il suo diritto a difendersi non si negozia. La volontà del popolo cubano di proteggere le conquiste della sua Rivoluzione, più valida che mai, da nulla e nessuno potrà essere spezzata, né da potenti né da marionette, né da minacce né da pressioni, né da blocchi o aggressioni.

Come ci ha insegnato Martí, anche dal fondo di una grotta un principio giusto può più di un intero esercito. La storia e la ragione ci accompagnano come anche, lo sappiamo, i veri amici. A fronte alta.


Roma, 17 aprile 2003



Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia

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