Cuba

Una identità in movimento


Discorso pronunciato da Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba, all'Aula Magna dell'Università dell'Avana il 17 novembre 2005 in occasione del 60º anniversario della sua entrata all'università (III Parte)

Fidel Castro Ruz


    Ed eccoci arrivati alla questione relativa ai piani di transizione e ai piani militari di azione per un determinato momento storico dell'impero che ci minaccia e perseguita.

    Loro aspettano un fenomeno naturale ed assolutamente logico, cioè, la morte di qualcuno. E mi hanno fatto il notevole onore di pensare a me. Sarà una confessione di ciò che non sono riusciti a fare in molto tempo. Se fossi vanitoso, potrei vantarmi del fatto che quei tizi affermino che devono aspettare la mia morte affinché si produca la transizione. Aspettano la mia morte e ogni giorno inventano qualcosa, che Castro ha questa o l'altra malattia. L'ultima cosa che hanno inventato è che sono affetto dalla sindrome di Parkinson.

    È vero che ho avuto una fortissima caduta, e ancora oggi sono in fase di riabilitazione di questo braccio (lo mostra), e va migliorando. Ringrazio moltissimo le circostanze in cui mi sono rotto il braccio, perché mi ha costretto ad avere più disciplina, a lavorare di più, a dedicare più tempo, quasi 24 ore, al lavoro. Dedicavo al lavoro molte ore durante il periodo speciale, ma adesso dedico ogni secondo e lotto più che mai, inoltre, per fortuna, mi sento meglio che mai, perché sono più disciplinato e faccio sport. (Applausi)

    Hanno detto Parkinson, e ricordo che il giorno successivo alla mia caduta, mi avevano parlato di fessure, in plurale, alla parte superiore dell'omero, e quando stavo per informarlo al popolo mi hanno detto: "No, perché fessura in plurale vuol dire frattura". In quel momento non potevano determinare altro che fessure perciò ho detto: "Scrivete fessura, che io spiegherò al popolo la patologia." L'avrei detto anche se fosse stata frattura, perché in qualunque circostanze non temo il nemico; ma credevo che ero in piene facoltà, avevo avuto in incidente ma non avevo sbattuto la testa, se avesse sbattuto la testa non sarei qui; sono salito sull'ambulanza e sono venuto qua, dove prima mi hanno rifatto un ginocchio con gli otto frammenti e tante altre cose. Quelli che hanno voluto uccidermi tante volte erano quasi felici; ma hanno subito delusioni dietro delusioni; e mi hanno costretto a svolgere un lavoro duro nell'ambito della riabilitazione, e tutti i giorni affinché possa funzionare meglio questo ginocchio. Ho avuto anche una perdita interna di sangue nella zona della spalla e la parte superiore del braccio che non si evidenziava nella radiografia.

    Ho fatto sforzi, anzi, continuo a farli. Ho imparato che fino all'ultimo minuto farò sport, non trascuro nulla, e ho più volontà che mai per mangiare ciò che devo e non mangio nemmeno un gramo in più del dovuto.

    Adesso dicono che la CIA ha scoperto che sono affetto dalla sindrome di Parkinson. È una affermazione come quella di quel tizio che disse di avere scoperto che ero l'uomo più ricco del mondo. Che gaffe! Quello è un piccolo conto pendente. Non ne ho parlato perché negli ultimi tempi non ho avuto uno spazio televisivo libero, ho dovuto riferirmi a Posada Carriles, al banditismo, a milioni di cose. Ma questo piccolo conto è ancora da risolvere; in ogni modo, perderanno la causa, e il suddetto tizio e tutti coloro che l'hanno appoggiato faranno una figuiraccia, adesso non sanno cosa fare, forse l'unico ricorso di cui dispongono è quello di rettificare. Quando si fa sport, ovviamente, il braccio deve rafforzarsi muscolo a muscolo. Quante persone ho dovuto salutare? Migliaia, e alcuni arrivano e quasi mi strappano il braccio dall'effusione, e non posso prendermela. Dovrei irrigidire il braccio affinché pensino che sono di ferro, come fanno in giro alcuni. Per questo motivo Il braccio destro è più forte dell'altro (mostra il braccio destro). Cosa ne pensate?

    Ed ecco che la CIA ha scoperto che ho la sindrome di Parkinson. Non importa se l'ho. Il Papa aveva la malattia di Parkinson e per molti anni ha girato il mondo, aveva una forte volontà, ha subito attentati. Comunque vi farò vedere come sta il mio Parkinson: "Vedrò come va il mio Parkinson". (indica con l'indice fisso per dimostrare che non trema) (Applausi ed esclamazioni).

    Per fortuna, ho avuto sempre una mira infallibile e l'ho ancora, anche senza mirino telescopico.

    Il giorno dopo l'incidente, mi portano in ospedale, mi spostano di qua e di là, non protesto, ma so tutto quanto mi fanno, perché nel mio caso hanno dovuto discutere sull'intervento chirurgico, e su cosa mi avrebbero fatto al ginocchio e al braccio e come. Allora ho chiesto che mi facessero l'anestesia locale, in questo modo se non me la sentivo di fare qualcosa potevo dirlo al Partito. Perciò ho criticato i medici, perché hanno ridotto un pochino la gravità di certe cose. Ho accettato la chirurgia e la riabilitazione perché ho pensato che alla fine non sarei stato il lanciatore nel prossimo campionato di baseball né avrei partecipato alle prossime Olimpiadi. Sottoporsi a un intervento chirurgico, con l'uso di strumenti e tante altre cose è pericoloso anche per una persona di 20 o 25 anni, ma bisogna fare ciò che è giusto, e se si è consapevole di non essere in condizioni di compiere il dovere è meglio dirlo: "Che qualcuno assuma il comando perché io non ce la faccio in queste circostanze". Pensavo: "Se dovrò morire, morirò, e se non muoio recupero le facoltà; in ogni modo ho qualche esperienza, e una certa autorità e non proprio guadagnata con la menzogna ed il disonore." Queste erano le mie preoccupazioni in quel momento.

    Una volta dichiarai che il giorno in cui morirò nessuno ci crederà, infatti, potrei andare come il Cid Campeador, che ormai morto lo mettevano a cavallo a vincere le battaglie.

    Non bisogna fidarsi mai dell'imperialismo, è traditore e capace di qualsiasi cosa: torture a Guantanamo, torture nelle prigioni irachene, carceri di tortura nei paesi ex-socialisti, usa il fosforo vivo, e dopo afferma: "È la più innocente e legittima delle armi." In qualsiasi circostanza, è da supporre che qualcuno nei miei panni disponga di un'arma e sia in condizioni di usarla. Adempio a questo principio. Possiedo una Browning, con 15 colpi. Ho sparato molto nella mia vita.

    La prima cosa che ho voluto vedere, era se il mio braccio aveva la forza per sostenere quest'arma che ho sempre usato. La tengo al fianco. Ho mosso il caricatore, l'ho caricata, le ho messo la sicura, l'ho tolta, ho levato il caricatore, i proiettili e mi sono detto: tranquillo. Il giorno dopo, ero tranquillo. Mi sentivo con la forza per sparare.

    Abbiamo preso delle misure affinché non ci siano delle sorprese e il nostro popolo deve sapere esattamente cosa fare in ogni caso specifico. Badate bene, bisogna sapere cosa fare in ogni caso.

    Non racconteremo a Bushetto quali sono le misure che abbiamo previsto. Però gli posso dire: "Senta, signorino, forse scoppierà dalla rabbia, se prima non le danno un calcio in quel posto e lo tolgono da lì per violazione delle leggi degli Stati Uniti." Sì, perché contro di lui si ribella tutto il mondo, e si scoprono tanti delitti.

    Oggi non voglio — e vorrei non doverlo fare mai — suggerire alla CIA, che sta indagando sulla mia salute e sull'ipotetica sindrome di Parkinson, una serie di esami da realizzare all'imperatore. Non credo sia necessario farlo.

    Non è la mia intenzione recargli un'offesa personale. Dico ciò che dico per esprimere dei concetti, esprimere disprezzo, esprimere chiaramente l'idea che abbiamo della mediocrità, della stupidità e di molte altre cose; ma non voglio toccare certi temi, abbiamo moltissimo materiale e possiamo suggerire alla CIA, sicuramente arrabbiata perché è stata scoperta ed umiliata, alcune indagini riguardanti la salute dell'imperatore. Senza dubbio, nemmeno la CIA ha detto una parola su com'è entrato Posada Carriles negli Stati Uniti. Nessuno!

    Vi ho fatto una domanda, compagni studenti, che non ho dimenticato e che non voglio che voi dimenticate mai, però è una domanda che pongo considerando le esperienze storiche conosciute, e domando a tutti, senza eccezione, di rifletterci su: Può essere o no irreversibile un processo rivoluzionario? Quali saranno le idee o il grado di coscienza che renderebbero impossibile la reversibilità di un processo rivoluzionario? Quando i primi combattenti, i veterani, scompariranno e faranno posto a nuove generazioni di leader, cosa fare e come farlo? Alla fine anche noi siamo stati testimoni di molti errori e non ce ne siamo accorti.

    È tremendo il potere che ha un dirigente quando gode della fiducia delle masse, quando esse credono nelle sue capacità. Sono terribili le conseguenze di un errore commesso dai dirigenti che hanno maggiore autorità, e proprio ciò è avvenuto più di una volta nei processi rivoluzionari.

    Sono cose su cui bisogna meditare. Bisogna studiare la storia, quello che succede nel mondo, meditare su ciò che è successo oggi e su quanto succederà domani, dove conducono gli avvenimenti dei vari paesi, dove andrà il nostro, che ruolo avrà Cuba in questo processo e come lo svolgerà.

    Il paese ha avuto moltissime limitazioni di risorse; ma, a dire il vero, questo paese non ha fatto altro che sperperare tranquillamente le risorse. Così mentre a voi davano una saponetta senza odore e dentifricio, disciplinatamente, ogni mese, in alcune scuole trascuravano certe attività come quelle, per esempio, che avevano garantito l'eccellente dentatura dei nostri giovani; ci sono state anche trascuratezze di questo tipo. Ci sono state persone che hanno creduto che con i metodi capitalistici avrebbero costruito il socialismo. È uno dei grandi errori storici. Non voglio parlare di ciò, non voglio teorizzare; però ci sono un'infinità di esempi di cose fatte che non hanno prodotto risultati, da parte di chi si credeva teorico, di coloro che si erano immersi fino al midollo nei libri di Marx, Engels, Lenin e di tutti gli altri.

    È per questo che ho detto che uno dei nostri maggiori errori all'inizio, e spesso anche durante la Rivoluzione, è stato quello di credere che qualcuno sapeva come si costruiva il socialismo.

    Oggi abbiamo delle idee a mio avviso abbastanza chiare su come si deve costruire il socialismo, ma abbiamo bisogno di altre idee e di domande da rivolgere a voi, che avete la responsabilità di difendere, anche nel futuro, il socialismo.

    Che tipo di società sarebbe questa, che si rallegra per questo incontro un giorno come quello odierno, se non sapessimo il minimo di ciò che si deve sapere affinché in questa isola eroica, questo popolo eroico, questo popolo che ha scritto pagine come nessun altro nella storia dell'umanità, difenda la rivoluzione? Non pensate che chi vi parla sia un vanitoso, un ciarlatano, qualcuno a cui piace il bluffare.

    Sono passati 46 anni e la storia di questo paese si conosce, gli abitanti di questo paese la conoscono; così come conoscono quella del vicino impero, la sua stazza, il suo potere, la sua forza, la sua ricchezza, la sua tecnologia, il suo dominio sulla Banca Mondiale, il suo dominio sul Fondo Monetario, il suo dominio sulle finanze mondiali; il paese che ci ha imposto il più ferreo e incredibile blocco, del quale si è parlato alle Nazioni Unite dove Cuba ha ricevuto l'appoggio di 182 paesi che si sono presentati e che hanno votato liberamente, nonostante il rischio che implica il fatto di votare apertamente contro l'impero. È stata una vittoria dell'isola, ottenuta senza l'appoggio del campo socialista in Europa, anzi, conseguita proprio dopo la scomparsa del campo socialista, quando anche l'URSS era crollata. Non solo abbiamo fatto questa Rivoluzione a nostro rischio per moltissimi anni, ma, a un certo momento, siamo arrivati alla conclusione che se fossimo stati attaccati direttamente dagli Stati Uniti non avrebbero mai lottato per noi, né potevamo chiederlo.

    Con lo sviluppo delle tecnologie moderne era ingenuo pensare o chiedere o sperare che quella potenza lottasse contro l'altra se questa fosse intervenuta nell'isoletta che era qui a 90 miglia, e arrivammo all'assoluta convinzione che questo aiuto non ci sarebbe mai stato.

    Anzi glielo abbiamo domandato direttamente diversi anni prima della scomparsa: "Ditecelo francamente " E ci hanno risposto: "No." Risposero ciò che sapevamo avrebbero risposto e allora, più che mai, accelerammo lo sviluppo della nostra concezione e perfezionammo le idee tattiche e strategiche con le quali trionfò questa Rivoluzione, che vinse malgrado il fatto di aver iniziato la lotta con sette uomini armati, contro un nemico che disponeva di 80.000 uomini, tra marinai, soldati, poliziotti, eccetera, carri armati, aerei, dotati delle armi più moderne dell'epoca; era enorme la differenza tra le nostre armi e quelle che aveva quella forza armata, addestrata dagli Stati Uniti, appoggiata dagli Stati Uniti e rifornita dagli Stati Uniti. Dopo la suddetta risposta, più che mai, ci radicammo nelle nostre concezioni, le approfondimmo e ci rafforzammo fino al punto che ci consente oggi di affermare che militarmente il nostro paese è invulnerabile e non in virtù di armi di distruzione di massa.

    Gli avanzano tutti quei carri armati e a noi non avanza nessuno! Tutta la sua tecnologia crolla, diventa ghiaccio al sole. E si ripete un'altra volta la storia, come quando avevamo sette fucili e poche pallottole. Oggi abbiamo più di sette fucili, abbiamo un intero popolo che ha imparato a usare le armi; un intero popolo che, nonostante i nostri errori, possiede un livello culturale, di conoscenza e di coscienza che non consentirà mai che questo paese torni ad essere una loro colonia.

    Il nostro paese può autodistruggersi; questa Rivoluzione può distruggersi, ma proprio loro non possono distruggerla adesso; potremmo farlo noi, sì, potremmo anche distruggerla, e sarebbe colpa nostra.

    Ho avuto il privilegio di vivere molti anni, ciò non è un merito, però è un'opportunità eccezionale per dirvi tutto ciò; e lo dico anche a tutti i leader della gioventù, a tutti i leader delle organizzazioni di massa, a tutti i leader del movimento operaio, dei Comitati di Difesa della Rivoluzione, delle donne, degli agricoltori, dei combattenti della Rivoluzione, organizzati dapertutto, combattenti che in questi anni in centinaia di migliaia hanno compiuto gloriose missioni internazionaliste, studenti come voi, intelligenti, preparati, sani, organizzati, che si trovano dappertutto, in ognuna delle novecento e più sedi, nelle più di mille, più di duemila che avremo rapidamente, e che aumenteranno, fino a più di 500.000, 600.000, e ancora di più, perché si diplomeranno in molti ogni anno. E coloro che si diplomeranno, come i nostri medici là in Venezuela, studieranno tutti con i computer, i video e le cassette, i mezzi audiovisivi necessari, aspirando ad un titolo scientifico, a un master o a un dottorato in medicina, tutti, il cento per cento.

    Oggi si può parlare di decine di migliaia di specialisti in medicina generale integrale e domani si dovrà parlare, anche se non si vuole, di decine di migliaia di master e dottori in medicina, per parlare solo di un ramo. Non dimentichiamo che un giorno avevamo soltanto 3.000 medici e non avevamo professori universitari, e che da questa stessa università se ne andò una grande quantità, ed oggi si dice che fra pochi anni ci saranno 100.000 medici, e se ci fosse bisogno ne avremo 150.000, e ci saranno professori universitari, così come avremo decine di migliaia di programmatori e disegnatori di programmi e ricercatori, con notevoli e differenti alternative, poiché dobbiamo apprendere più argomenti alla volta, in corrispondenza ai vari titoli ottenuti.

    Proprio ora vi parlavo di una battaglia e domandai quanto costava. Non crediate che questi ragazzi, i 28.000 lavoratori sociali, lavorano con dedizione invano; vi ho già espresso come mi sono reso conto che appartengono al settore più umile di questo paese, lo vedevo nei visi, involontariamente si è sviluppato l'abitudine di indovinare perfino la provincia da dove provengono i compatrioti. Ho detto come battuta ai medici che vanno in missione, ai lavoratori sociali, che ognuno di loro appartiene ad una micro-tribù. Conosco quelli che sono di Manzanillo, per esempio, quelli dell'Avana, quelli di Guantánamo, di Santiago; è impressionante vedere i più umili settori sociali di questo paese trasformati in 28.000 lavoratori sociali e centinaia di migliaia di studenti universitari! Vedete che forza! Fra poco vedremo al lavoro anche coloro che si sono diplomati di recente nel palazzo dello sport.

    Quanto abbiamo vista al palazzo dello sport ci insegna in merito al marxismo-leninismo, alle classi sociali; il palazzo dello sport ha riunito non molto tempo fa circa 15.000 medici e studenti di medicina, qualcuno dell'ELAM, altri che venivano da Timor Est per studiare medicina; non lo si potrà mai dimenticare. Non credo che si tratti solo di un nostro sentimento personale.

    Questa società non potrà mai dimenticare l'immagine dei 15.000 "camici bianchi" che lì si riunirono il giorno della laurea degli studenti di medicina, il giorno in cui si creò il contingente "Henry Reeve", il quale ha già inviato un numero considerevole delle sue forze in luoghi dove sono accaduti avvenimenti eccezionali, in un tempo molto più breve di quanto avremmo potuto immaginare.

    Poco dopo, abbiamo diplomato quei giovani istruttori d'arte, più di 3000, era la seconda volta, la prima è stata a Santa Clara. Ce ne sono 3000 nuovi, già all'opera; oltre ai 3000 dell'ultimo corso. Così si moltiplicheranno e un giorno riuniremo almeno la metà dei lavoratori sociali che oggi svolgono uno dei più importanti compiti che mai abbia realizzato un gruppo di giovani, un gruppo di specialisti nel lavoro sociale, collaborando con una forza formata da giovani studenti universitari.

    Che cosa deriverà dal lavoro di questi giovani? Porremo fine a molti vizi, a molti furti, a molte irregolarità e a molte fonti di approvvigionamento di denaro dei nuovi ricchi.

    Qualcuno pensa che confischeremo i soldi? No, i soldi sono sacri; i soldi di coloro che li hanno in banca è intoccabile.

    Stiamo portando avanti una battaglia contro una serie di vizi, furti, irregolarità, ad uno ad uno, tutti, in un ordine che nessuno sa. Lo sospettate? Bene!

    È impressionante il livello di radicamento di alcuni vizi. Abbiamo cominciato con Pinar del Rio per sapere ciò che succedeva con i distributori che vendono combustibile in valuta. Subito si è scoperto che si rubava quasi tanto quanto s'incassava. Rubavano quasi la metà e in alcuni posti più della metà degli incassi.

    Che succedeva all'Avana? Era da aspettarsi che si correggessero, invece no, continuavano a rubare tranquilli e felici. Forse hanno pensato che questi lavoratori sociali erano degli stupidi, bambini e bambine. È curioso che il 72% dei lavoratori sociali sono donne — non so se in qualche altra occasione è successo qualcosa del genere —, lo stesso succede nel caso dei medici che stanno coprendo di gloria il paese, portando un enorme prestigio e aprendo delle vie in modo che il paese utilizzi il proprio capitale umano, che vale molto di più del petrolio. Ripeto, vale molto di più del petrolio o dell'oro. Qualsiasi paese che abbia petrolio, dice: "Che fortuna, possiedo questa risorsa naturale che si esaurisce!" Noi pure e incrementeremo la produzione di petrolio, certamente. Che fortuna non averlo trovato prima e non averlo sperperato.

    Il capitale umano non è un prodotto non rinnovabile; è rinnovabile, ed in più, moltiplicabile. Ogni anno cresce il capitale umano, riceve ciò che ai miei tempi veniva definito come interesse composto: somma quanto vale e riceve interessi per il valore originale e per quanto guadagnato grazie a ciò che valeva, dopo cinque anni è un capitale alto e dopo 100 non si può nemmeno immaginare.

    Permettetemi di spiegarvi che oggi il capitale umano è, o sta diventando rapidamente, la più importante risorsa del paese, molto di più di quasi tutte le altre risorse insieme. Non sto esagerando.

    Domandavo quale era il costo economico di tutte le nostre università.

    Soltanto con gli incassi di tre mesi dei nuovi distributori di benzina (i lavoratori sociali; N.d.T.), da adesso — e certamente non resteranno lì per sempre —, e se l'anno prossimo foste un 50% in più, riscuotereste il necessario in quattro mesi. Soltanto obbligando i nuovi ricchi a pagare il combustibile consumato, si potrebbe in un anno pagare non meno di quattro volte quanto costano i 600.000 studenti universitari ed i loro professori. È già qualcosa, vero?

    È appena un piccolo omaggio. Voi sapete cos'è la ñapa (un omaggio, N.D.T.), le persone di Santiago lo sanno. Quando si comprava qualcosa nei negozi, ti davano in omaggio un torrone di cocco o qualcosa di simile. Era la ñapita. I lavoratori sociali coprono il costo delle università con la ñapita di ciò che riscuotono.

    Sono arrivati alla Città dell'Avana e, appena arrivati, incominciano a incassare il doppio. E i benzinai che c'erano prima non incassavano di più? No, è stato necessario l'arrivo lì dei lavoratori sociali. Ho pensato: "Sarà mai possibile che non imparino e si correggano da soli?

    Alla fine, chi non vorrà capire si imbratterà con l'immondizia dei propri errori.

    Intanto che succedeva a Matanzas e in provincia L'Avana?

    Gli incassi sono aumentati solo un po', 12%,15%, 20%; ma erano nelle stesse condizioni di Pinar del Rio e della capitale, prima che fossero controllati.

    Nella provincia L'Avana molti impararono a rubare come pazzi.

    Oggi i lavoratori sociali si trovano nelle raffinerie, oggi i lavoratori sociali salgono sulle cisterne di 20.000 o 30.000 litri di benzina ed evitano eventuali dirottamenti.

    Lì sono stati scoperti distributori abusivi, riforniti con il combustibile delle cisterne statali.

    Un'altra cosa nota è che molti camion dello Stato si usano per andare a spasso, di qua e di là, per visitare un parente, un amico, la famiglia o la fidanzata.

    Mi ricordo di quella volta, molti anni prima del periodo speciale, che vidi passare velocemente in Quinta Avenida un nuovissimo autoarticolato Volvo, comprato da poco, che all'epoca valeva 50.000 o 60.000 dollari. Sentii la curiosità di sapere dove andava a quella velocità e chiesi alla scorta: "Raggiungilo e domandagli cosa va a fare, che te lo dica con franchezza." Confessò di andare a vedere con quel Volvo, che correva a tutta velocità per la Quinta Avenida, la sua fidanzata.

    Cose vedrete, Mio Cid, che faranno parlare le pietre, disse qualcuno, forse Cervantes.

    Cose come queste stanno succedendo. Generalmente, le conosciamo e molti hanno detto: "La Rivoluzione non ce la fa a eliminarle; no, ciò non è possibile; nessuno può correggerlo." Sarà il popolo, la Rivoluzione, a farlo, eccome. È solo una questione d'etica? Si, innanzi tutto è una questione etica, ma è anche una vitale questione economica.

    Questo è uno dei popoli più spreconi d'energia combustibile al mondo. L'abbiamo dimostrato qui e voi, con molto onore, l'avete detto, ed è molto importante. Nessuno sa quanto costa l'elettricità, quanto costa la benzina, nessuno sa il valore di tali prodotti sul mercato. Vi dicevo quanto è triste che una tonnellata di petrolio valga 400 e di benzina 500, 600, 700 dollari, e in alcuni anche 1.000, ed è un prodotto il cui prezzo non s'abbassa, solo occasionalmente e non per molto tempo, perché si esaurisce il prodotto fisico; semplicemente si esaurisce, così come un giorno si esauriranno molti minerali.

    Noi vediamo le nostre miniere di nichel con i buchi dove prima si trovava il minerale. Lo stesso sta succedendo con il petrolio, i grandi giacimenti già sono scomparsi, sono sempre di meno. È un tema al quale abbiamo pensato molto.

    Sapete, ad esempio, quanti chilometri fa con un litro uno Zil-130? 1,6 chilometri; trasporta la canna da zucchero o distribuisce la merenda dei ragazzi delle medie. Quando chiesero al Ministero dello Zucchero dei camion per aiutare il Ministero dell'Industria Alimentare a distribuire le merende alle medie, che già raggiungono il numero di 400.000, gratuite, fornendole lo yogurt, il pane ed il resto, gli dettero quelli a benzina, quelli che più consumano.

    Se cambiate lo Zil da 1,6 per litro con un camion che abbia, in primo luogo, le dimensioni idonee, sostituendolo con un camioncino di due tonnellate o con uno di 1,2 tonnellate il risparmio sarà notevole. Abbiamo cominciato a discuterlo con l'impresa dell'industria elettrica, esponendo il problema dei loro camion destinati alla riparazione delle reti elettrica, e ci hanno detto: "Dobbiamo cambiare 400 veicoli sovietici che consumano benzina e dovremmo spendere tanto e quanto." Li abbiamo studiati ad uno ad uno uno, quanto consumavano e con cosa bisognava sostituirli. Abbiamo dovuto discutere abbastanza, non crediate che i nostri dirigenti sono abituati alla disciplina. E non tutti ne saranno molto felici, vi avverto, e avverto anche loro, perché questa sarà una dura lotta. Finora nessuno ha protestato, però c'erano, se non ricordo male, circa 3000 entità che operavano con valuta convertibile e potevano anche investirle, e decidere se comprare questo o quello, se verniciare, se acquistare una macchinetta migliore o mantenere la vecchia carretta che abbiamo. Ci siamo resi conto che nelle nostre condizioni bisognava superarlo, c'è stata una riunione con le principali imprese e sono iniziati i cambiamenti.

    Se siete in guerra ed avete molte munizioni non vi importa se i fucili sparano di più o di meno; se ci sono poche munizioni, come succedeva sempre a noi durante la guerra, bisognava conoscere le munizioni di ogni fucile ed addirittura la marca delle munizioni, anche se erano dello stesso calibro, poiché una funzionava meglio con determinati fucili, altre l'inceppavano, ed alle volte per risparmiare abbiamo dovuto proibire che sparassero: sparate solo se attaccano la trincea. Non vi è nulla di più terribile di un'arma automatica bloccata. Eravamo in queste condizioni.

    Le banche: abbiamo eccellenti istituzioni bancarie. Ora le risorse assegnate per coprire tutte le spese del paese sono amministrate dalle banche, le consegnano alle imprese secondo il programma stabilito, e nessun direttore di banca va a pranzo con il rappresentante di una potente impresa, non viene mai invitato a un ristorante, non lo invitano in Europa, non viene ospitato nella casa del proprietario o in un hotel di lusso; perché, alla fine, alcuni nostri funzionari spendevano milioni in acquisti; ciò da un lato e l'arte del corrompere che possiedono molti capitalisti dall'altro, più sottile di un serpente e a volte peggio dei topi, anestetizzano mentre mordono e sono capaci di strapparle a una persona un pezzo di carne in piena notte; in questo modo stavano addormentando la Rivoluzione e strappandole la carne. Non erano pochi coloro che lasciavano trapelare la corruzione, e tanti lo intuivano o lo sospettavano, perché notavano il livello di vita troppo alto. A volte per stupidità il tipo cambiava l'auto, la verniciava, l'acconciava, o le metteva delle bande carine, perché diventava vanitoso; l'abbiamo sentito venti volte qui e là e bisognava prendere delle misure, però non era un problema di facile soluzione.

    Così come i furti di combustibile nei distributori. Esistono qui determinate forme per somministrare combustibile in modo che quel signore, che può essere molto amico, impieghi l'automobile in una maniera molto redditizia e, perciò, gli consegno una certa quantità di combustibile. Questa è una delle mille forme, ci sono decine di maniere di sperperare o deviare le risorse, e se i controlli non vengono esercitati o se non scopriamo la vera forma di farla finita, la cosa continua e si ripete.

    Allora, in questo paese si può risparmiare più energia che in altri. In questo paese, nelle famiglie, ci sono 2.400.000 frigoriferi obsoleti, che consumano da quattro a cinque volte più elettricità per ogni ora, e questo consumo dura le 24 ore.

    Un piccolo dato da ricordare: Pinar del Rio ha 143.000 frigoriferi, di cui 136.000 sono INPUD, Minsk o altre antiche marche sovietiche, Frigidaire ed altre marche capitaliste, e consumano circa il 20% — con voi userò questa cifra in difetto — dell'intera elettricità generata dalle centrali di Pinar del Rio nelle ore di punta.

    Prima vi ho parlato dello Zil, ce ne sono migliaia, molte migliaia. Ci sono cose peggiori, molti organismi hanno i loro camion inutilizzati, e l'amministrazione centrale, in una certa forma, si è abituata a trattare con i ministeri. L'amministrazione centrale dello Stato non deve trattare con nessun ministro, deve impartire ordini ai ministri, deve sapere quanti camion sono disponibili, e analizzare a fondo il problema e prendere delle decisioni.

    L'industria zuccheriera, che prima produceva 8 milioni di tonnellate, oggi arriva appena ad una e mezza, dato che è stato necessario sospendere radicalmente il dissodamento della terra e la semina quando il combustibile era già a 40 dollari il barile, ed era la rovina del paese, soprattutto quando vi erano in concomitanza dei cicloni ogni volta più frequenti, o una siccità prolungata, e le piantagioni duravano appena quattro o cinque anni rispetto ai 15 di prima; quando il prezzo del mercato era di sette centesimi, ricordo il giorno in cui domandai ad una impresa commerciale il prezzo dello zucchero e la produzione a fine marzo e non sapevano dirmi nemmeno lo zucchero che si produceva ogni mese, e quando domandai il costo in valuta di una tonnellata di zucchero, nessuno seppe rispondermi, si venne a sapere solo circa un mese e mezzo dopo.

    Si dovette, semplicemente, chiudere alcuni zuccherifici o sprofondavamo nella fossa di Bartlett. Il paese aveva molti economisti, moltissimi, e non voglio criticarli, però con la stessa franchezza con la quale parlo degli errori della Rivoluzione posso domandarvi perché non scoprimmo che mantenere quella produzione, quando da tempo era crollata l'URSS, con il petrolio che valeva 40 dollari il barile ed il prezzo dello zucchero era a terra, era assurdo, perché non si razionalizzò quell'industria e perché bisognava seminare 20.000 cavallerie quell'anno, vale a dire, quasi 270.000 ettari, per cui bisogna dissodare la terra con trattori e aratri pesanti, seminare la canna che bisogna pulire con le macchine, fertilizzare con costosi erbicidi, eccetera. Pare che nessun economista del paese si accorse di questo, e si dovette semplicemente dare istruzioni, quasi un ordine, per fermare quei dissodamenti. È come se vi dicessero: "Stanno invadendo il paese" , voi non potete rispondere: "Aspetti, mi riunisco trenta volte con centinaia di persone." È come se a Baia dei Porci avessimo detto: "Facciamo una riunione e discutiamo tre giorni le misure da prendere contro gli invasori." Vi assicuro che la Rivoluzione ha combattuto durante la sua storia una vera guerra con il nemico continuamente in agguato, disposto a colpire e colpendo tutte le volte che gli abbiamo dato un'opportunità.

    Realmente chiamai il ministro e gli dissi: "Dimmi, per favore, quanti ettari hai dissodato?" Mi rispose: "Ottantamila." Gli disse: "Non dissodare un ettaro di più." Non era compito mio, ma non avevo alternativa, non si poteva lasciare affondare il paese ed in aprile il paese stava dissodando 20.000 cavallerie di terra.

    Abbiamo fatto cose di questo tipo, cose che farebbero parlare le pietre. Voi non avete nessuna colpa; però che ci succedeva? Perché non lo vedevamo? Cosa stavamo facendo male? Cosa dovevamo correggere? Da tempo era crollata l''URSS, rimanemmo senza combustibile da un giorno all'altro, senza materie prime, senza alimenti, senza generi di prima necessità, senza niente. Forse è stato necessario che sia successo ciò, forse è stato necessario che soffrissimo quello che abbiamo sofferto, disposti come stavamo a dare la vita cento volte prima di consegnare la patria o consegnare la Rivoluzione, la Rivoluzione in cui crediamo.

    Forse è stato necessario poiché abbiamo commesso molti errori e sono errori che stiamo cercando di correggere, che stiamo correggendo.




Parte IParte II — Parte III — Parte IVParte V





Pagina inviada dalla: Ambasciata di Cuba in Italia
(9 dicembre 2005)


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

© 2000-2009 Tutti i diritti riservati — Derechos reservados

Statistiche - Estadisticas