Cuba

Una identità in movimento


Il senso delle Brigadas. Conclusa la 48° Brigada internazionale "José Martí"

Paolo Federici


Si è conclusa la 48° Brigata europea di lavoro volontario "José Martí", e il contigente italiano è rientrato a Milano sabato 19 luglio.

I 152 uomini e donne provenienti dalla maggior parte dei paesi europei, e addirittura una rappresentanza dal lontano Kazakhistan, che componevano la Brigada, erano tutti uniti per portare la solidarietà a Cuba ed alla sua Rivoluzione.

Ma cos'è in definitiva una Brigada di lavoro volontario?

Innanzitutto è un insieme di persone normali che, impegnando le loro risorse finanziarie e fisiche, si ritrovano per un determinato periodo, quest'anno di quindici giorni, condividendo lavoro materiale, vita sociale, momenti ricreativi e impegno politico e sociale per apportare un reale contributo di solidarietà. Il lavoro materiale, che in questo periodo è consistito nel ripulire i campi di "Yuka" dalle erbacce, ha visto fianco a fianco campesiños, cubani della città, operai, intellettuali, pensionati ma soprattutto tanti giovani provenienti da tutta Europa, i quali hanno raggiunto un significativo risultato economico, valutato nel rendiconto economico di fine lavoro.

Certamente siamo tutti coscienti che questo impegno manuale è soprattutto simbolico: testimoniare la propria condivisione nei confronti della Rivoluzione. Oggi la crescita economica di Cuba, uscita dal "periodo especial", non è determinata dall'apporto del lavoro volontario della durata di qualche giorno ma dal quotidiano impegno di tutto il popolo. Tant'è che la solidarietà che oggi ci viene richiesta dalla Rivoluzione Cubana è soprattutto la solidarietà politica. Ciò significa innanzitutto lotta per porre fine al disumano ed illegale "bloqueo" imposto da ormai quasi 50 anni dall'imperialismo degli Stati Uniti, reso ancora più brutale, dalla fine del blocco socialista europeo, con l'introduzione delle leggi Torricelli e Helms-Burton, dove viene sancita la sua extra territorialità.

Lotta per la liberazione dei Cinque eroi cubani incarcerati da 10 anni nelle prigioni statunitensi, senza un regolare e giusto processo, per aver lottato contro il terrorismo della mafia cubano-americana, protetta dal Governo degli Stati uniti, nei confronti del territorio di Cuba socialista. Terrorismo che ha già causato in questo Paese 3.478 morti e 2.099 invalidi permanenti. Questo è stato l'obiettivo di conferenze e incontri, interessantissimi, con i famigliari dei Cinque, con economisti, con i giovani, con i rappresentanti dei movimenti di massa cubani, sindacati, donne, parlamentari e con i CdR. Queste discussioni ad altissimo livello hanno visto la partecipazione attiva e fattiva di tutti i brigatisti, i quali sono intervenuti sia per conoscere sia per apportare contributi. Questo immenso lavoro di solidarietà concreta e politica certamente sarà utile per Cuba se ognuno di noi saprà poi applicare gli insegnamenti della Rivoluzione nel proprio ambito quotidiano. Sembra scontato che ciò possa accadere in quanto, l'aver vissuto, mangiato, lavorato, discusso — e perché no? anche ballato, gomito a gomito — in tutto il periodo, ha creato un patrimonio infinito sul piano delle relazioni e dei rapporti tra i vari componenti delle delegazioni presenti.

Il concetto della solidarietà con la Rivoluzione cubana, ha offerto l'opportunità di stabilire rapporti fraterni fra compagni che fino a qualche giorno prima non si conoscevano. Già dopo i primi contatti bastava uno sguardo per capirsi, per solidarizzare tra compagni di differenti tradizioni e culture. Un solo grido univa tutti: "Venceremos" un solo coro si levava quando qualcuno intonava una proprio inno, il coro multilingue delle nazionalità della Brigada, come multicolore è la bandiera della Pace.

Certo le difficoltà non sono mancate, tipo quelle dovute alla comunicabilità, la lingua è un gran problema. Nel tempo libero, nella Piroga (bar del campamento), nelle serate cubane, ecc… nei capannelli di compagni, si iniziavano infinite discussioni in lingue ed idiomi diversi con tutte le gestualità che la creatività umana sa inventare nei momenti del bisogno, e ognuno ha comunicato le proprie esperienze e vissuto importanti momenti di conoscenza ed amicizia benedetti da un rinfrescante "Mojito" o dall'ottimo "Ron" 7 añejo.

Il mio augurio è che sempre maggiore sia l'impegno di tutti, che sempre più forza abbiano le varie organizzazioni di solidarietà con Cuba, l'antimperialismo, le organizzazioni comuniste e di sinistra, ben sapendo come queste vivano ora un periodo di grandi difficoltà nelle diverse realtà nazionali dei nostri Paesi, dato l'attuale clima reazionario che si aggira per l'Europa.

Nella solitaria malinconia di ognuno dei 15 partecipanti italiani, a bordo del "Boeing" che ci riporta in Italia, viene da chiedersi: "ma ha senso oggi organizzare le Brigate?" La risposta è Sì: l'esperienza umana, politica e solidaristica acquisita — che ha arricchito le coscienze di chi ha condiviso la realtà rivoluzionaria, le sue conquiste e le sue problematiche —, aspetta con impazienza la formazione della 49° Brigada Europea.





Tratto da "el Moncada", Anno XVI, N° 5, Settembre 2008.


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

© 2000-2009 Tutti i diritti riservati — Derechos reservados

Statistiche - Estadisticas