Cuba

Una identità in movimento

Antonio Meucci e la sua fruttifera vita all'Avana

Maria Victoria Valdés-Rodda


L'Avana del 1835 forse gli ricordava la sua città natale, per gli importanti edifici signorili a colonne e i viali per lunghe passeggiate in mezzo agli alberi.

Antonio Meucci (Firenze 1808 - Long Island, New York 1889)Lo aveva ricevuto però il vasto Mar dei Caraibi che a Firenze non c'è e che gli diede uno dei primi segnali del luogo in cui era giunto. La brezza marina, il sole, la salsedine e l'umidità fecero comprendere a Antonio Meucci che il suo soggiorno non sarebbe stato ozioso, che avrebbe avuto la possibilità di applicare la galvanoplastica come anticorrosivo, continuando anche le sue ricerche sul trattamento dei reumatismi, usando la corrente elettrica.

Aveva lasciato il suo lavoro di meccanico nel teatro La Pergola che aveva avuto un forte significato nella sua vita, poiché nel teatro lui, come gli attori, aveva sommato alla bellezza e all'arte molti trucchi di scena. La città toscana, già così famosa per un artista come Michelangelo, si poteva vantare anche per la qualità degli spettacoli.

La decisione di vivere per un certo periodo a Cuba era dovuta apparentemente alla convinzione che nell'Isola sognata dal genovese Colombo — destinazione e transito di importanti commerci marittimi ed eccellente luogo natale di famosi talenti — avrebbe incontrato un poco di tutto quello che aveva caratterizzato Firenze.

Si sarebbe occupato della parte tecnica del Gran Teatro Tacón, oggi Gran Teatro dell'Avana. Egli aveva pensato di trasferire il suo schema di direzione con le tramogge e le sue nuove idee sull'illuminazione. Non sarebbe stato solo nel suo impegno: Ester, la moglie sarebbe stata la responsabile dei costumi. Erano una bella coppia di lavoratori nella stagione teatrale da novembre ad aprile. Nel resto del tempo avrebbero passeggiato insieme, condiviso letture e tempo con gli amici, in tante giornate tutte uguali che sarebbero divenute anni.

Il rigoglio di una società creola prospera e incipiente furono il telone di sfondo abituale per l'italiano, che apprezzava l'opera ma anche le conquiste scientifiche della fisica e della meccanica.

Percorrere il tratto tra il patio confinante tra il teatro e la sua casa fu sempre un momento felice perché Meucci realizzava un lavoro piacevole che gli permetteva contatti con le più diverse personalità e questo lo aveva fatto divenire una sorta di castellano che sapeva stare con politici, letterati e dottori.

Questi ultimi lo ammiravano perché era un ottimo conoscitore dell'anatomia, anche se era un dilettante nel settore, ma soprattutto per la sua perseveranza nell'usare la scienza per aiutare i malati e migliorare le sofferenze del corpo, cominciando da Ester che pativa una severa artrosi.

Nelle riunioni sociali si faceva notare per le sue concezioni indipendentiste e per la sua amicizia con il patriota Giuseppe Garibaldi, noto combattente contro l'assolutismo del Papa Borbone e della dinastia degli Asburgo e anche se queste circostanze lo avrebbero potuto trasformare in "persona non grata" alla corona spagnola, Meucci venne apprezzato per la modernità del suo pensiero e per il suo modo di vivere.


La galvanoplastica e la medicina

Il Governatore di Cuba lo fece chiamare una mattina del 1844 nel presidio dell'amministrazione coloniale. Lo straniero, l'italiano, andò al Palazzo dei Capitani Generali, le cui pareti del 1791 gli fecero girare la testa da un lato all'altro, mentre aspettava il Capitano Generale Leopoldo O'Donnel. Questi gli propose un lavoro con un contratto di quattro anni per la galvanizzazione delle armi e dei bottoni delle divise dell'esercito spagnolo nell'Isola.

Oltre a questa attività il laborioso Meucci aveva destinato casa sua al servizio dell'elettroterapia, una modalità in netto sviluppo che gli portava molti clienti, grazie al suo carattere affabile e alla stima dei medici creoli.

Tra gli aneddoti più famosi trasmessi di bocca in bocca dai cittadini della capitale e raccolti poi dal noto intellettuale cubano Fernando Ortiz nella rivista cubana Bohemia del 1947, c'era quello riferito a una paralisi cardiaca della soprano Consuelo Ispahan. Senza pensarci due volte Meucci, aiuatato da un apparecchio di galvanoplastica disegnato da lui stesso, riuscì a rianimare la Dama che per ringraziare — si dice — gli dedicò moltissimi brani musicali.

Don Fernando scrisse che la fortuna del capo tecnico del Gran Teatro Tacón era già stata raggiunta grazie alla fisica e alla medicina a discapito della sua scoperta più importante: il telefono.

Meucci, senza saperlo, stava percorrendo quel cammino sino a quando un giorno molto umido, nel 1848, lo andò a trovare in laboratorio uno dei suoi impiegati.

"I reumatismi mi tormentano Signor Meucci!", deve aver detto il sofferente e la frase era più che sufficiente per far sì che Meucci, comprensivo e dedito al benessere per l'umanità, prendesse una linguetta di rame, la passasse al paziente perché costui, tenendola con un manico di sughero, se la introducesse in bocca, poiché i problemi erano propio lì tra il viso e la testa.


Il telegrafo parlante

Tutto successe molto rapidamente, anche se fu abbastanza esatto perché Meucci potesse udire e captare la rivelazione di un nuovo principio. La corrente elettrica proveniva dall'abitazione attigua e da una pila Bunsen di quelle che egli aveva collocato anche per sè all'altezza dell'orecchio, come il dispositivo dato al malato, in circuito chiuso con la batteria. Egli lo aveva fatto per provare l'intensità del trattamento, che in quell'occasione sviluppò 114 volts che giunsero come un minaccioso fulmine, con uno stridio del filo conduttore. La trasmissione della voce con un metodo incredibile e sconosciuto era così entrata trionfalmente tra i mortali.

Era una vera avventura quella del "Telegrafo Parlante", che ebbe come protagonisti gli assidui di Meucci. Un pò per gioco o per curiosità Ester, la sua fedele compagna, il tenore Domenico Lorini, il corista Domenico Mariani, il Sig. Louis Meriance, il commerciante in attrezzature elettriche Gaetano Negretti si prestarono più volte per ripetere l'esperienza prima di ascoltare le voci emesse da un cono collocato all'estremo di un filo. Dopo la tappa iniziale l'italiano considerò che si doveva far conoscere la scoperta... gli Stati Uniti erano già all'orizzonte delle sue speranze di imprenditore, nel 1850.

Il giornale "Il Commercio" di Genova e "L'Eco d'Italia" di New York nel 1885 si incaricano di pubblicare le appassionate parole di un uomo che affermava di avere scoperto una cosa tanto spettacolare, ma pochi in realtà gli credevano. Una lettera scritta di suo pugno ricordava gli esperimenti dell'Avana, ma quasi nessuno gli diede retta.


Il triste finale di un'invenzione

Il mondo era troppo occupato per occuparsi di un emigrante. New York era una città troppo cosmopolita e burocratica. I documenti che avallavano la sua invenzione vennero perduti.

Alexander Graham Bell nel 1876 annunciò la stessa scoperta.

Meucci protestò per anni senza risultati favorevoli.

Le lampade del Teatro nei Caraibi erano già troppo lontane... distante il mare con il suo splendore. L'Avana e quei 15 anni vissuti a Cuba erano divenuti il passato ma furono il punto di partenza al quale Meucci ritornò sempre mentalmente in molte occasioni. Sono passati 153 anni ma Meucci ci è sempre vicino.

Non si abbandonò mai alla depressione.

Antonio Meucci recentemente riabilitato come vero inventore del telefono viene considerato a ragione un illustre personaggio dell'umanità, non solo per l'onestà della sua vita, la dedizione al lavoro e alle invenzioni che sono magnifici avalli del suo ingegno e della sua capacità.

Negli Stati Uniti egli scoprì il procedimento meccanico per la fabbricazione delle candele, rivoluzionò la fabbricazione della carta partendo dalla polpa del legname, diresse fabbriche di insaccati e di birra. E soprattutto aprì sempre la sua casa a New York, come prima all'Avana, alle menti creative e progressiste così come aveva fatto a Cuba e prima in Italia.


Fonte: Granma Internacional Digital http://granmai.cubaweb.com/italiano/2003/julio/vier18/meucci.html

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