Cuba

Una identità in movimento


Pepe Lopez: Cuba, que linda es!

Gian Franco Grilli


Pepe Lopez. Foto: G.F. GrilliL'ho conosciuto tanti anni fa, quando era un ragazzino, nella sua affascinante città coloniale di Trinidad.

Pepe Lopez, ambasciatore musicale di Cuba, recentemente si è esibito con Los Trinitarios alle porte di Bologna e nell'occasione gli ho rivolto alcune domande.

Molto cordialmente ha risposto e ha voluto parlare del Cayman (l'isola di Cuba, che ama e difende!) con i fatti della sua vita e non con parole vuote o sfuggenti.

Questa è la conversazione dopo il concerto presentato da Red Ronnie, che ha visto la partecipazione anche della cantante Emilia Morales con la quale abbiamo scambiato le battute riportate al termine dell'intervista con Pepe.


    Per evitare omonimie e capire la tue radici musicali e familiari, dimmi il cognome completo, secondo tradizione spagnola.

      Jose Amador Lopez y Santander, nato nel 1969 a Trinidad, Cuba. Figlio di Jose Lopez e di Raquel Santander. Questa è una famiglia, a Cuba e a Trinidad, con una grande tradizione perché i miei bisnonni lavoravano l'argilla trinitaria, con la quale facevano grandi tinajones, ovvero giare, anfore, vasi di ceramica. Contenitori che servivano per l'acqua e derivati della canna da zucchero. E fino agli ultimi anni tutta la famiglia ha mantenuto questa cultura attraverso laboratori impegnati a creare oggetti di artigianato, souvenir per le migliaia di turisti che visitano la nostra città-museo.

    Quando decidi per la musica e con che strumento?

      Avevo circa 9 anni quando cominciai a imparare la chitarra con i trovadores trinitarios e a 11 suonavo nella Casa della Trova. Poi ho proseguito gli studi musicali nella Scuola Istruttori d'Arte dell'Avana, poi mi sono diplomato; insegno musica (chitarra, tres, percussione, ecc.) a bambini nella Casa della Cultura di Trinidad. Tra i miei studi anche orchestrazione strumentale.

    Pepe Lopez e Gian Franco Grilli. Foto: M.T. SalomoniLa tua vita musicale è legata a duo o trio...

      La mia attività è vincolata al duo. In Trinidad c'era il duo Los Escambray, molto famoso, forse uno dei migliori di Cuba, dopo Los Matamoros. Nel 1982 creo il duo Los Relevos e rilevo Los Escambray, coltivando la musica trinitaria, cubana. Nel 1983-84, Los Relevos vince il festival del Movimento della canzone dei giovani pionieri. Nel 1984 siamo stati con il duo in Europa, in particolare a festival in Bulgaria, Germania, ecc.

    Quindi sempre in duo fino a quando?

      Abbiamo mantenuto il duo per molti anni, con tutto il fenomeno del Movimento della Nueva Trova, facendo tantissima attività: la rianimazione culturale nelle montagne Sierra Maestra, nell'oriente cubano, poi a Topes de Collantes, a portare le nostre canzoni a Varadero. Nel 1993, un tour musicale in Africa e sempre in quegli anni Novanta il duo ha ottenuto diversi riconoscimenti artistici.

    Descrivi come funzionava quel duo.

      Due chitarre e voci e inoltre facevamo brani tradizionali con una chitarra e maracas. A partire dal 1994 siamo stati per quattro anni alla Bodeguita del Medio di Milano e lì si può dire che abbiamo cominciato a conoscere veramente il mondo europeo, a portare la nostra canzone nei locali.

    Ti piace di più essere definito cantautore o trovador?

      Io sono un trovador: la trova, la Vieja Trova è la mia vita. Mi piacciono, naturalmente, anche i grandi artisti della Nueva Trova come Pablo Milanés, Silvio Rodríguez, Vicente Feliù, Gerardo Alfonso.

    Secondo te, qual è oggi la situazione della Nueva Trova?

      Continua, con valori giovani che seguono la linea della musica tradizionale cubana, canta alla società, alle cose belle del nostro Cayman (paese).

    E Pedro Luis Ferrer è un... ?

      Io lo ritengo un grande trovador, con grande pagine scritte per la Nueva Trova e anche per la musica tradizionale, un grande interprete di son, guaracha.

    Ma con testi abbastanza piccanti anche verso la società in cui vive?

      Io penso che Pedro Luis ami il suo paese, descriva la gente, le cose naturali, quello che succede quotidianamente, a tutti.

    Gian Franco Grilli e Pepe Lopez. Foto: M.T. SalomoniI trovatori, in ogni tempo, cantavano, divertivano, polemizzavano; le loro composizioni diventavano mezzi di comunicazione, strumenti di lotta...

      Si, comunicavano contro governi, potenti, ma allo stesso tempo vendendo prodotti. Anche Matamoros vendeva il rum Bacardi. Ma in particolare la Trova tradizionale dedicava molte canzoni all'amore. Quasi tutti i trovatori, come Miguel Matamoros. Teofilito, Rafael Sarosa sviluppavano tematiche romantiche, serenate alla finestra delle fidanzate.

    Torniamo agli anni milanesi della Bodeguita del Medio, cosa vi hanno dato?

      In quel periodo ebbi l'onore di conoscere Beppe Carletti, il leader dei Nomadi, e Maurizio Dinelli (Progetto Musica). In quel momento stavano lavorando a una collana di musica etnica e così nacque l'idea di fare un disco, che fu il mio secondo album in Italia (El Sabor de la Isla Grande), assieme a Beppe Carletti, registrato con tre musicisti di Trinidad e che ci ha dato buoni risultati di vendita. Di lì, nel 1998-99 la collaborazione alle tournèe dei Nomadi, aprendo il concerto e poi suonando tutti assieme tre o quattro brani. Un'esperienza meravigliosa, che continua, forse la più grande della mia vita artistica.

    Tutto questo si collocava anche dentro una campagna di solidarietà verso Cuba oppure...

      ... nacque, per la verità, dall'amicizia creata tra Carletti, me, los Trinitarios e dall'idea di Maurizio Dinelli. Ma penso che i Nomadi abbiano sempre fatto iniziative per aiutare Cuba, credo fin dai tempi di Augusto. E questo stimolò i fans dei Nomadi ad amare la nostra Isla, e a far nascere l'idea di un concerto assieme nella capitale cubana, realizzato due anni fa nella scalinata dell'Università, molto bello. Era il secondo concerto, perchè con i Nomadi, 4 anni prima, ce ne fu un altro promosso da Red Ronnie del Roxy Bar al Teatro America dell'Avana.

    Quindi sempre il duo Los Trinitarios dentro i Nomadi e che altro?

      Alberto Pablos. Foto: M.T. SalomoniBeh, succede che quando conosco Beppe per fare il disco in questa collana, decisi di portare un trovador trinitario con me in Italia. E siccome ho sempre pensato di far rivivere in Europa antichi valori della mia cultura trinitaria optai per Coco Perez, "El Dulce", un grande trovador di 82 anni che suonava tutti i giorni alla Casa de la Trova di Trinidad, e con lui svolgemmo tutta la tournée. Qui nasce l'idea di un arrangiamento italo-cubano al brano di salsa "No vale la pena" incidemmo il disco che fu un successone, poi il videoclip girato in parte a Cuba e in Italia con Nomadi. E da quel momento, per adornare il mio 'pentagramma musicale' portavo ogni volta altri artisti, trovatori o musicisti come Alberto Pablos — il conguero che tu ben conosci , quello della Taverna La Canchánchara di Trinidad — o altri percussionisti, Arielito, Ponce, ecc.

    E quali sono i progetti recenti?

      Nel 2006 è nato Añejo Habana. Cos'è'? All'Avana ho conosciuto grandi interpreti viventi del bolero e del son, e ho deciso di riscattare questi personaggi degli anni '50 e '60, oggi pensionati come Orestes Macias dell'Orquesta Rumbavana, i boleristi Rolito y Armandito (settantenni) della band di Roberto Faz, Sammy della Ritmo Oriental; Chucho Navarro (78) dell'Orquesta Casino. Con questa gente ho fatto il disco Añejo Habana, lanciato nel maggio 2006 con il mensile turistico GenteViaggi, lo stesso giornale che tre anni prima diffuse il cd La Picason (prodotto da Segnali Caotici di Beppe Carletti).

    E ora il gruppo Los Trinitarios come si presenta e gestisce i contratti?

      La formazione è cresciuta, e in estate giriamo molto in Europa. Arriviamo da Parigi, dopo aver suonato in Germania, Spagna, Svizzera. Aderiamo all'Empresa cubana Benny Moré, firmiamo regolari contratti con lo Stato, cui va una percentuale dei nostri utili che utilizzano per attività sociali, culturali, in ospedali. A parte le donazioni che abbiamo fatto alla Scuola Nazionale d'Arte, altre Istituzioni cubane, scuole. In Europa poi paghiamo un venti per cento di tasse sulle entrate.

    Quando termina il tour 2007?

      A settembre, ma ritorneremo: in ottobre nello stand Cuba alla Fiera del Turismo di Rimini dove verrà presentata l'edizione 2008 della Convención del Turismo di Cuba che sarà dedicata all'Italia; a fine dicembre per suonare con i Nomadi.

    Emilia Morales e Pepe Lopez. Foto: M.T. SalomoniSei un ambasciatore di Cuba per la musica e un convinto resistente rispetto ai numerosi abbandoni di artisti?

      Sono quasi un pezzettino del mio paese in Italia, amo la mia terra, il mio Cayman e il mio Comandante.

    In linea con l'indimenticabile 'Guajiro' romantico, Polo Montañez che cantava "non confonderti... anche se devo prendere l'aereo, io ritornerò sempre, non ho dubbi"...

      Polo è grande, ci ha regalato "Un Montón de Estrellas", una montagna di grande cubanità.

    Se ho ben capito, hai un progetto nuovo fatto con sponsor cubani...

      Sì, Havana Club, Havanatur, Cubanacan, VivaCuba e operatori turistici che lavorano con l'Isla come UnaltroSole, Cubana de Aviacion. È il nuovo album "Mojito3 — musica tradicional cubana", un disco dell'etichetta italiana Azzurra Music. Una selezione di canzoni presa dai 4 cd fatti finora in Italia; fuori, nelle note di copertina, le ricette dei nostri cocktail (Cubalibre, Mojito, Daiquiri ecc...) e dentro la nostra musica, insomma gli ingredienti per una Gran Fiesta.

    Il genere musicale preferito da Los Trinitarios?

      Certamente il bolero, perché il testo del bolero innamora di più, mentre il feeling va bene per un descarga (jam) ma... e poi il son.

    Ma i giovani guardano altrove?

      Sì, è il reggaeton, ma questo vale non solo per Cuba, poi timba, son di Van Van...salsa.

    Ah! Per te la salsa è cubana o latina?

      Come ho detto durante il concerto di stasera, e lo faccio spesso con i latini che mi interrogano su questo dilemma. Io penso che la salsa ha di tutto un po', ma consiglio di sentire un son di Miguel Matamoros degli anni Trenta, aggiungendogli una tromba dietro: questo è salsa, e allora si capisce che la radice fondamentale della salsa latina è cubana.

    Trinidad. Foto: G.F. GrilliHo avuto l'impressione che il repertorio della serata cubana abbia superato i confini dell'Isla, e non credi che, se non si spiega bene la proposta, tutto passi come musica cubana, come in passato, invece, tutto era sudamericano e basta?

      Sì, è vero...ma si mette assieme qualcosa di variegato per unire i gusti della gente. Tuttavia io penso che Cuba faccia parte del mondo latinoamericano, che debba stare compatto come l'Europa, e per la musica credo debba succedere la stessa cosa, quindi non solo promuovere il mio paese ma anche l'amore per l'America latina. Così canto un po' di Messico, Puerto Rico ecc., il canto di Cuba, e non solo. È un po' come il "Che", che non è solo di Cuba ma latinoamericano.

    Non volevo entrare in politica, ma visto che hai aperto il discorso ti chiedo che peso ha oggi questa figura nel tuo paese, nelle scuole, e se non c'è nulla da rivedere?

      Gli scolari continuano a pronunciare "Pioneros por el comunismo, seremos como el Che" e Red Ronnie ha appena finito di registrare nel suo dvd la canzone Hasta Sempre Comandante nella Plaza del Che con la frase dei pionieri, parole che io dicevo quando era bambino. Io non penso che ci sia niente da cambiare perché la cosa più bella del mio paese è la gente.

    La cosa si complica, perché vedo contraddizioni anche tra i musicisti. C'è chi se ne va, chi guadagna e viaggia molto all'estero e tuttavia resta, ecc. Ma a parte questi, privilegiati, allora cosa manca alla gente che cerca di andarsene? Possibilità di esprimersi totalmente, cosa?

      Ci sono problemi personali, ideali che incidono su ogni persona, che rispetti dentro di te. Credo che italiani e cubani si assomiglino abbastanza. L'italiano dopo un po' che gli mancano gli spaghetti ne sente il bisogno, ciò che succede al cubano con riso e fagioli.

    Beh...si tratta di un argomento molto serio, che andrebbe affrontato meglio, in profondità e...

      ... d'accordo, però io penso che se ne vanno perché sognano altro, ma alla fine vogliono ritornare a mangiarsi il loro cibo. Ad esempio, io credo che musicisti e sportivi siano fortunati a portare fuori i nostri canti o a competere alle Olimpiadi. Senza problemi il nostra paese ci offre questa possibilità e chi non rientra lo fa in base alla sua coscienza e non perché il governo dice che non può uscire, al contrario.

    Concludendo, Pepe Lopez sta con 'hasta la victoria siempre'?

      Hasta la Victoria Siempre e con "Cuba, que linda es Cuba! ... quien la defiende la quiere más... (canzone-simbolo di Eduardo Saborit — NdA).


Parla Emilia Morales

Emilia Morales. Foto: M.T. SalomoniLa vocalist cubana è l'invitata speciale nella tournée europea 2007 de Los Trinatarios.

Ecco la conversazione raccolta da Gian Franco Grilli pochi minuti prima del concerto bolognese del 5 agosto.


    Dati anagrafici e quando inizia il tuo percorso dentro il canto?

      Sono nata nel 1959. Ero molto piccina quando mi avvicinai alla musica in Sancti Spitirus, la mia bellissima città, al centro dell'Isola, dove continuo a vivere. Oltre al canto, studiai pianoforte cinque anni, poi — presso la Scuola d'Arte provinciale — studi di direzione corale e più avanti all'Istituto Superiore d'Arte dell'Avana per il Diploma in Canto. Furono cinque anni di preparazione completa sul Bel canto, dal secolo XVI ad oggi, Opera, Canzone... di tutto.

    Emilia Morales e Pepe Lopez in scena. Foto: M.T. SalomoniMa chi e cosa ti ha spinto alla musica?

      Beh, il 'virus' dell'arte viene dalla mia famiglia che aveva il Sexteto Los Palmeros, facevano da dilettanti musica tradizionale nelle zone rurali di Sancti Spiritus.

    Ah! Pertanto dovresti aver ereditato anche la cultura del Punto cubano?

      Sì, esattamente il Punto Trinitario o Spirituano. Perché ogni città si differenzia nella clave e nella tonadas (periodo musicale su cui si canta il testo in décima — NdA).

    Parliamo delle tue produzioni e collaborazioni musicali.

      Ho registrato con varie orchestre. Ad esempio con Las Estrellas de la Charanga, dove tra gli ospiti ci sono anche Omara Portuondo, Pedrito, e altri; con diverse Charangas: de Oro del maestro Loyola, Orquesta America, Aragón, Jorrín.

    Il tuo stile preferito?

      Della musica tradizionale cubana quello che coltivo maggiormente è il bolero, nelle sue varie coniugazioni con son e moruno.

    Pepe Lopez, Emilia Morales e Los Trinitarios. Foto: G.F. GrilliA trecento metri da qui, vent'anni fa quando la musica cubana era poco apprezzata e prima che scoppiasse il fenomeno Buena Vista Social Club, si esibirono Omara Portuondo, Martín Rojas, Adolfo Pichardo...

      ... ah, oye eso! davvero? Con Omara ho realizzato un disco in duo, con cui ho avuto l'onore di condividere scenari internazionali, e anche con altri grandissimi della canzone cubana, come Elena Burke.

    A Cuba dove lavori maggiormente?

      In particolare nei clubs Dos Gardenias e El Gato Tuerto dell'Avana, canto dal vivo accompagnata dai gruppi base che suonano nel locale. Di solito, con piano, chitarra e percussione.

    Non vorrei essere indiscreto, ma quanto guadagna un artista come te a Cuba?

      Beh, dipende dal salario mensile fisso, e dai contratti, dalla categoria che uno ha. Per esempio: per gli spettacoli in moneta nazionale chiedo da 1.000 a 3.000 pesos. Mentre nei locali in moneda convertible, come il Gato Tuerto, Dos Gardenias, l'equivalente di un salario circa 100 chavitos (dollari) al mese, per quattro concerti alla settimana.

    Non è poco?

      Sì, non è tanto, ma tu sai come siamo noi cubani. Siamo qualcosa di molto speciale, ci manteniamo saldi e con grande forza morale.

    Gian Franco Grilli, Emilia Morales e Pepe Lopez. Foto: M.T. SalomoniVa bene, ma molti musicisti se ne vanno...

      Come succede del resto in molti paesi, dove la gente emigra cercando un po' di sviluppo, maggiori risorse economiche. Io credo che sia più per un motivo economico che politico. Come accennavi tu prima, i nostri musicisti se ne andavano negli Usa prima del '59. Ma il mondo intero in questo momento è in una fase di grande squilibrio. Lo puoi vedere in Messico, dove tutti i giorni cercano di passare la frontiera, qui in Italia con i flussi di stranieri che arrivano da ogni parte, in Spagna ecc. Noi stiamo subendo anche il 'bloqueo' da circa 50 anni, molto duro, però siamo incredibilmente resistenti. E ogni volta che un turista va a Cuba, si sente felice. Dove sta la magia? Forse nel sentimento, nel cuore del cubano.

E la chiacchierata termina qui, qualche secondo ancora e la voce di Emilia entra in scena. Grazie mille.


Pagina inviata da Gian Franco Grilli
Giornalista, responsabile del Caribe (Associazione culturale)
(22 agosto 2007)


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Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

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