Cuba

Una identità in movimento


Continuiamo ad avere lo stesso obiettivo. Intervista alla argentina Ana María Moro

Adys M. Cupull Reyes


Come il Comandante Ernesto Che Guevara, Le Madri di Piazza 25 Maggio sono anche esse Cittadine Illustri della città di Rosario. Dall'intervista alla maestra rosarina Ana María Moro.


Non risulta facile parlare della decade degli anni settanta nell'America del Sud. Le parole di una delle Madri argentine, dette prima di morire, devono martellare continuamente la testa di ogni cittadino onorato e degno di America:

    "Continuate voi. Io ho fatto la sola cosa che potevo: LA MARCIA per elevare la dignità del mio popolo... ".

Continuate voi, è la richiesta di una madre, di un'altra, e di altre, di molte madri di Argentina, Cile, Brasile, Uruguay, Paraguay, di altri paesi del sud, del centro e del nord irrequieto, della Nostra America. Oggi è l'esigenza delle madri di altri continenti, là … della Palestina, dell'Iraq.

    "Continuate voi, perché se non si continua con le marce e le denunce, riprendono forza i sadici, i torturatori, gli insensibili. Quindi, i fascisti gireranno intorno alle case e romperanno le porte, e l'odio e la morte entreranno, lo sappiamo: scompariranno i figli, scomparirà la vita".

Questo hanno fatto con Miriam Moro, nata nella città di Rosario nel 1952.

Una mattina, uscì di casa, andava con il suo compagno a distribuire volantini per denunciare la dittatura militare. Quel giorno, Miriam non ritornò. Fu sequestrata il 27 settembre del 1976.

Suo marito, Roberto De Vicenzo scomparve durante le ore del pomeriggio. Entrambi militavano nell'Organizzazione Montoneros, avevano 24 anni e due bambini piccoli, Dario di 1 anno e Gustavo di 7 mesi. Miriam era incinta.

La madre di Miriam è stata tra quelle a ricevere il riconoscimento di Cittadine Illustri della Città di Rosario.

Ana Moro è la sua sorella gemella che vive nella città e lavora come insegnante di scuola elementare, milita nei Diritti Umani, ricorda che grazie alle testimonianze dei sopravvissuti è venuta a conoscenza del fatto che suo cognato fu portato in un centro di detenzione clandestino e torturato per giorni, però non disse una parola, neanche il suo indirizzo. Non si sa in quale posto portarono il suo cadavere.

    "Mia sorella fu assassinata nei due giorni successivi, dopo la detenzione e sotterrata come IGNOTA in un cimitero, e in anni successivi i suoi resti raccolti in un ossario mentre la famiglia continuava ancora a cercarla. Non ho mai saputo in quale posto l'avevano tenuta sequestrata".

    "Nel 2001, le Madri di Piazza 25 Maggio furono dichiarate Cittadine Illustri di Rosario. Mia madre Nélida de Moro fece parte di questo gruppo e anche lei ricevette questo riconoscimento post mortem. Quel giorno fui io a ricevere questo riconoscimento per lei e per un'altra madre, Esperanza Labrador che nacque a Cuba e ora vive in Spagna, e mi incaricò di riceverlo in suo nome".

    "Due anni dopo, nel 2003, fu dichiarato Cittadino Illustre di Rosario il Comandante Ernesto che Guevara de la Serna".

Ana è stata a Cuba, ha visitato la Casa Museo Abel Santamaría, ha portato una bandiera argentina, che è stata posta a fianco di quella cubana con una cerimonia solenne durante la quale sono stati cantati i due inni nazionali.

Quando le è stato chiesto che significa per lei il mate, quel tè amaro che tanto piaceva al Comandante Guevara e che beveva sempre durante le sue campagne. Non abbandonava mai il suo mate, l'hanno visto nella Sierra Maestra, in Congo, in Bolivia, con lo stesso attaccamento verso ciò che si ama.

    "Bere il tè di mate, dice Ana, è come stare sempre in compagnia... si alza con me e mi segue tutto il giorno, nelle riunioni, nelle conferenze, a casa. Lo accarezziamo, lo passiamo di mano in mano. Facciamo tutto un rito per prepararlo. E abbiamo gusti diversi. A me piace amaro, altri lo bevono aggiungendo un cucchiaino di zucchero. Quando parto per un viaggio lo porto con me".

Ana, che cos'è per te la Città di Rosario?

    "Sono nata a Rosario, però la mia prima infanzia è trascorsa a Crespo, in provincia di Entre Ríos, per motivi di lavoro di mio padre. Quando siamo ritornati qui, mia sorella Miriam ed io avevamo 5 anni, e abbiamo iniziato la scuola elementare. E' vero, io sono internazionalista, però amo il mio paese, e specialmente la mia città. Qui sono cresciuta, ho amato, e sto invecchiando".

    "Sono un'appassionata di calcio, però non della stessa squadra del Che, Rosario Central, ma della sua rivale Newell's Old Boys. Molti luoghi di questa città custodiscono memorie di cose vivide, alcune molto forti come la scomparsa di mia sorella Miriam e di mio cognato Roberto, il sequestro e la detenzione di Juan, mio marito, e il mio sequestro. Anche la Piazza delle Madri dove vado tutti i giovedì. Però anche molti ricordi felici, della mia gioventù, della mia militanza…".

Che cosa rappresenta il Comandante Ernesto Guevara per una rosarina?

    "Quando il Che fu assassinato in Bolivia io avevo 15 anni, però ancora conservo le foto che uscirono su una rivista. Ricordo che fu suo padre a riconoscerlo".

    "Ernesto Guevara è stato un esempio per la mia generazione. Lui, la rivoluzione cubana, la guerra in Vietnam, e altri eventi degli anni sessanta ci hanno fatto capire che si doveva cambiare il mondo, e che noi giovani dovevamo farlo, e allora abbiamo iniziato la nostra militanza per realizzarlo. Sfortunatamente, non ci siamo riusciti però non siamo stati ancora vinti perché continuiamo ad avere lo stesso obiettivo: il socialismo".

    "Immaginate quale orgoglio abbiamo provato in molti noi di Rosario per il fatto che un simile uomo era nato qui!"

Che cos'è l'America e cos'è Cuba per te?

    "La nostra America, che porta un nome di donna, ha sofferto abbastanza dall'epoca del colonialismo fino ad oggi: sfruttamento, genocidio, fame, guerra. Tuttavia, ci potrebbe anche raccontare tante storie di resistenza, da Tupa-Amaru fino a quelle dei nostri giorni a Cuba, in Bolivia, in Venezuela e in altri luoghi del nostro continente".

    "Cuba è la sua gente, come il Che e Fidel. Come Graciela Ramírez, la mia amica, e tutta la gente meravigliosa che ho conosciuto. Ero molto piccola quando cominciai a leggere tutti i libri che avevano una qualche relazione con questo paese che amo. Sono venuta a conoscere la storia dell'assalto al quartiere Moncada, della prigione di Melba, di Haydée, dell'assassinio di Abel. Della presa del potere".

    "Cuba rappresenta per me la Dignità".






Traduzione dallo spagnolo di Palmira Barchetta




Pagina inviata da Froilán González y Adys M. Cupull Reyes
(22 luglio 2006)


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