Cuba

Una identità in movimento

Dichiarazione dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare della Repubblica di Cuba

Asamblea Nacional del Poder Popular de la República de Cuba



L'Avana, 1º luglio 2004
"Anno del 45º Anniversario del Trionfo della Rivoluzione"


L'impero vuole annichilire la Nazione cubana e lo proclama con insolente arroganza.

Intensifica la guerra economica, la sovversione interna, la propaganda anticubana e le pressioni sul resto del mondo allo scopo di creare le condizioni che possano condurre al suo intervento militare diretto per distruggere la Rivoluzione, porre fine alla nostra indipendenza e sovranità, e portare a termine la vecchia chimera annessionista di appropriarsi di Cuba.

Ieri il governo di Washington ha messo in vigore nuove e brutali misure contro il popolo di Cuba e contro i cubani residente negli Stati Uniti, definite dagli autori come parte di un piano per provocare "la rapida fine" del Governo rivoluzionario.

Con esse incrementano le ingiuste e discriminatorie restrizioni imposte a quei cubani, l'unico gruppo nazionale nel cui confronto il governo degli Stati Uniti, in aperta trasgressione della Costituzione del proprio paese, si attribuisce la facoltà di determinare le relazioni che possono mantenere con i familiari e con il paese d'origine. Ormai non viene loro concesso neanche la possibilità di visitare Cuba una volta all'anno. Adesso potranno farlo soltanto una volta ogni tre anni, qualora ricevessero un'autorizzazione specifica a tal fine, e per un soggiorno a Cuba di soli 14 giorni. Si riduce severamente la quantità di soldi che possono spendere a Cuba o inviare come rimessa ai familiari. Visite e rimesse rigorosamente limitate a quella che l'amministrazione Bush descrive come "famiglia immediata", da cui esclude capricciosamente, tra altri, gli zii, i cugini e i nipoti. Quale precedente legale potrebbero citare le autorità statunitensi per realizzare una simile intrusione nella vita privata delle persone? Dove sono rimasti i "valori familiari" di cui tanto si vantano l'attuale Presidente e i suoi amici? Può ancora il signor Bush chiamare se stesso "conservatore compassionevole"?

Coloro che hanno ideato queste misure e gli incaricati di eseguirle hanno avvertito che non ci saranno eccezioni, che verranno applicate con carattere retroattivo e con tutto il rigore; con la minaccia inoltre di elevate multe e gravi sanzioni detentive previste per coloro che trasgrediscano la politica del blocco. Per i cubani negli Stati Uniti è stato creato una specie di apartheid.

Da ieri sono state eliminate anche quasi tutte le licenze che, pur sottomesse a difficili procedure, autorizzavano alcuni statunitensi a visitare il nostro paese, sopprimendo persino la possibilità di farlo anche senza spendere un solo centesimo. Quest'ultima cosa dimostra che, oltre il proposito d'intensificare il blocco e danneggiare l'economia cubana, le misure cercano d'impedire il contatto diretto con la nostra realtà a milioni di statunitensi che vogliono esercitare un diritto riconosciuto durante tre anni di seguito e dalla stragrande maggioranza del Congresso nordamericano.

Il piano statunitense ha un profilo particolarmente cinico. Da una parte, vieta drasticamente ai cubani residenti negli Stati Uniti l'invio di rimesse ai familiari a Cuba, e dall'altra, autorizza e istiga chiunque a fornire soldi e appoggio materiale ai gruppuscoli di traditori che a Cuba agiscono alle loro ordini. Al tempo stesso, spoglia i cittadini statunitensi della libertà di visitare il nostro paese, spende risorse del bilancio federale nel promuovere viaggi di persone di paesi terzi che verrebbero a Cuba con l'unico scopo di rifornire i suddetti mercenari. Per finanziare e gestire altre azioni atte a sconvolgere la società cubana saranno destinati 59 milioni nei prossimi due anni. Di essi, 18 milioni per trasmissioni radio e televisive da un aereo militare C-130, il che costituisce un'irresponsabile e illegale provocazione che viola il diritto internazionale dell'aviazione e delle telecomunicazioni.

Minaccia anche di applicare con maggiore arbitrarietà i capitoli della Legge Helms Burton specialmente concepiti per castigare imprenditori di paesi terzi. Nel famoso "understanding" che sottoscrisse con l'Unione Europea, l'amministrazione statunitense si era impegnata a cercare di eliminare questi aspetti della Legge, ma non ci ha mai provato. Adesso Bush, aggiungendo burla all'affronto, minaccia di applicare strumenti ancora più aggressivi.

Mascherato in modo grossolano come "assistenza a una Cuba libera", il testo di oltre 450 pagine piene d'odio, di menzogne e affaticante retorica, dettaglia minuziosamente le misure che imporrebbe Washington se riuscisse ad appropriarsi del nostro paese. La società cubana sarebbe interamente sottomessa agli Stati Uniti, che dominerebbero senza eccezioni tutte le attività nell'isola. Sarebbe interminabile la rassegna di una così smisurata brama di ingerenza. Rileviamo soltanto alcuni aspetti del piano statunitense, che danno un'idea del livello di servitù e sfruttamento a cui vorrebbero sottoporre i cubani.

Sarebbe il ritorno al capitalismo nell'espressione più brutale e sotto il giogo di un governo straniero.

Le conseguenze per il nostro popolo sarebbero tanto terribili che lo stesso rapporto riconosce che "non sarebbe facile" realizzare la "transizione" e che la stessa dovrebbe affrontare un ampio rifiuto nella società cubana. Perciò sottolinea come "immediata priorità" la creazione di forze repressive che sarebbero organizzate, addestrate, equipaggiate e consigliate dal governo degli Stati Uniti.

Come prova di quanto vogliono seriamente fare, cioè portare a termine il loro intervento e sottomettere Cuba a un regime annessionista, il Presidente degli Stati Uniti nominerebbe da adesso un funzionario incaricato di coordinare tutte le misure aggressive per abbattere la Rivoluzione, il quale poi diventerebbe il direttore del governo interventista. Valeriano Weyler e Leonard Wood in una sola persona e un vero disegno genocida.

Certamente risulterà loro impossibile far diventare realtà i sinistri piani.

Dovrebbero prima invadere il nostro paese, occuparlo militarmente e dopo schiacciare la resistenza del nostro popolo, e non ci riusciranno mai. Siamo preparati e disposti a combattere fino all'ultimo uomo e all'ultima donna per impedirlo. Se ci attaccano, troveranno qui un popolo unito, colto, con una gloriosa storia di eroismo, lotte e sacrifici per la libertà, che non rinuncerà mai all'indipendenza né agli ideali di giustizia e solidarietà; che non rinuncerà mai alla bellissima opera, nobile e profondamente umana che è riuscito a costruire malgrado le aggressioni dell'impero. Se ci attaccano, qui subiranno la maggiore e più vergognosa sconfitta.

Affronteremo queste misure e tutte le altre che potranno inventare i nostri nemici. Resisteremo e lotteremo. Fermamente uniti attorno a Fidel, Raúl e il nostro Partito, e guidati dalla loro saggia e conseguente direzione, andremo avanti fino alla vittoria sempre.


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

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