Cuba

Una identità in movimento


Juan Barahona: "Honduras è un grande campo di lotta" / Juan Barahona: "Honduras es un gran campo de lucha"

Ida Garberi


Italiano

"Se il presente è di lotta, il futuro è nostro"
(Ernesto Che Guevara)


Juan BarahonaLo so che forse potrei sembrare ripetitiva, però è che le assemblee domenicali nella sede dello STIBYS (Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili) a Tegucigalpa credo che potrebbero emozionare anche la persona più frigida della terra.

Sono un'esplosione di gioia resistente, di canti, di slogan, di cibo preparato con tanto amore per poter far sussistere tutto un popolo in resistenza.

Ed è proprio in questa sede che conosco personalmente per la prima volta Juan Barahona, coordinatore generale del Fronte Nazionale contro il golpe di stato in Honduras, colui che dall'epoca delle medie, quando ancora era un adolescente, ha dedicato tutta la sua vita alla lotta per i più poveri, per i lavoratori più umili.

Questo movimento del Fronte Nazionale, che lui coordina, mi sorprende per la sua capacità agglutinante, che ha saputo mettere d'accordo forze progressiste che prima del 28 giugno non erano riuscite a dialogare alla pari, sullo stesso piano.

Mentre parlo con Juan, un compagno pieno di ottimismo e di buon umore, i canti della Resistenza fanno da sottofondo nel mio registratore, sono la colonna sonora di queste giornate storiche, dolorose, piene di speranza, ma anche di sofferenza, di rabbia e di impotenza davanti a tanta violenza gratuita da parte del governo de facto di Gorilletti, pardon Micheletti e dei suoi laccai compiacenti.

"Honduras, il popolo sta con te... Honduras, un popolo che non tace……Honduras resiste alla battaglia... perché torni José Manuel Zelaya”, sono le parole dell'inno della Resistenza, composto e regalato al popolo honduregno dal gruppo venezuelano Abiayala, una forma per aiutare la lotta dei ribelli al terribile e violento golpe di stato del 28 giugno, che ha strappato dal suo paese il presidente democraticamente eletto, Manuel Zelaya Rosales.

Juan Barahona mi racconta che il Fronte Nazionale contro il golpe di stato nasce esattamente il 29 giugno, mentre il popolo honduregno è in piena rivolta sulle strade, ancora scosso per l'accaduto che ha sconvolto l'ordine costituzionale, però già deciso che la lotta per il ritorno del presidente ed un'assemblea costituente non può fermarsi.

Da subito la gente si rende conto che ha bisogno di una struttura che gli permetterà di attuare con coordinazione, attualmente tutti i settori popolari come indigeni, maestri, donne in resistenza, la popolazione negra "garifuna", medici, sindacalisti, contadini, operai, una parte della piccola e media impresa, giovani e studenti, un settore della chiesa cattolica ed evangelica non golpista, gli artisti contro il golpe, gli avvocati contro il golpe dialogano e costruiscono la strategia con la Coordinatrice del Partito Liberale contro il golpe di stato e con il Partito Unificazione Democratica.

Personalmente, sono molto interessata quando Juan Barahona mi spiega che la strategia del Fronte si basa su una struttura orizzontale partecipativa, più tipica dei movimenti sociali che dei partiti politici tradizionali, il popolo è stanco di eleggere rappresentanti troppe volte corrotti che fanno promesse durante la campagna elettorale e non mantengono mai i loro compromessi con gli elettori, una volta eletti e dopo aver guadagnato il loro "piccolo" spazio di potere.

Il fatto entusiasmate è che anche parte dei partiti politici tradizionali ha accettato il cambiamento e lavora sulla strada gomito a gomito con il Blocco Popolare, il gruppo che racchiude la parte non partitica del Fronte.

Juan mi spiega che il golpe di stato non li ha colti di sorpresa, la rapidità dell'organizzazione è anche dovuta ad un lavoro capillare nei quartieri e nei posti di lavoro, continue assemblee popolari per informare e preparare il popolo hanno permesso una diffusione nazionale del Blocco Popolare, sorto il 2 maggio 2000, con la caratteristica di un movimento antisistema, antimodello e anticapitalista.

Il confronto con il governo neoliberale è stato molto duro fin da subito ed in agosto 2003 avevano già "vinto sulla strada" ed è riuscito a convocare uno sciopero nazionale che a livello della capitale, l'ha paralizzata bloccando le quattro entrate. Un ruolo importante nel Blocco è svolto dalla Coordinatrice di Resistenza popolare, che riunisce tutti i movimenti sociali.

In altre occasioni tutto il paese è stato messo in ginocchio da dei blocchi delle principali arterie stradali honduregne.

Un fatto che mi colpisce moltissimo è che la comunità del Fronte vede Zelaya come un leader indiscusso: poco prima di conversare con Juan, il presidente democraticamente eletto e assediato dal 21 settembre nell'ambasciata del Brasile a Tegucigalpa, ha chiamato per telefono Barahona ed ha salutato il suo popolo, tra innumerevoli manifestazioni di affetto e vocio di giubilo.

    "Dobbiamo continuare a gridare le nostre verità, stanno cercando di zittirci per poter perpetrare impuni i loro crimini, ma non lo possiamo permettere, io sono la soluzione al golpe, non sono un problema, come dice Micheletti”, afferma Zelaya.

Ed effettivamente penso che purtroppo la comunità internazionale non ha agito abbastanza fortemente per poter ottenere una soluzione democratica: per esempio, una delegazione dell'Unione Europea che doveva incontrarsi per firmare un accordo di associazione tra America Centrale ed Europa, ha preferito informarsi in Costa Rica!, su cosa sta succedendo in Honduras, preoccupata solo di risolvere il problema del contratto sulla banana e di non avvicinarsi troppo ai ribelli, per paura del contagio di una strana febbre progressista.

Chissà che il "morbo" di sinistra ci faccia il miracolo, ed arrivato nei paesi del primo mondo possa (magari!) svegliare, per esempio, il popolo italiano, apatico ed rimbecillito davanti alle numerose televisioni di proprietà del primo ministro spiconano, perdon Berlusconi.

Incuriosita ed affascinata dall'appoggio al presidente, chiedo a Juan se il Blocco Popolare aveva appoggiato Zelaya fin dal principio della sua compagna elettorale e lui sinceramente mi chiarisce che il popolo all'inizio era diffidente della posizione borghese del mandatario e si è avvicinato a lui quando ha visto concretarsi fatti come la diminuzione del prezzo della benzina, l'adesione all'ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America) e soprattutto l'aumento del salario minimo.

Dopo questi fatti, quando Mel, come chiamano affettuosamente Zelaya i suoi sostenitori, ha proposto l'inchiesta con la quarta urna (per sapere se la maggioranza del popolo in Honduras volesse la convocazione ad un'assemblea costituente) già tutto il movimento era pronto a seguirlo. E come afferma Juan,

    "... siamo pronti a continuare questa lotta pacifica fino all'ultima conseguenza, come dimostrano i nostri martiri, che non ci hanno lasciato in vano".

E mentre Juan pronuncia questa frase, un ribelle del Fronte lo ascolta e mi grida nel registratore uno dei tanti slogan, per riconfermare:

    "Sangue di martiri, seme di libertà".

Ma tutta questa energia, questa tremenda convinzione e questa dedizione assoluta per il popolo, come è incominciata in Juan?

Questo leader sindacale, con il suo sorriso franco ed onesto, mi racconta che fin dalle medie era un ragazzo militante.

Ha frequentato il collegio più grande non solo di Honduras ma anche di tutta l'America Centrale, l'Istituto Central Vicente Caseres e qui a parte le materie di studio, mi confessa di aver appreso anche a lottare sulla strada per difendere i suoi diritti di studente.

    "Questo Istituto è famoso per aver forgiato i dirigenti che hanno lottato per le cause giuste degli anni 70 e 80 ed anche oggi continua nella battaglia, dal momento che è in Resistenza, sta insegnando ai suoi alunni a preservare la scuola pubblica ed ha avere forza, coraggio e vigore per difendere il loro paese e pretendere una patria nuova".

E mentre Juan mi parla, penso che è veramente invidiabile la forza di questo uomo che ha compiuto 55 anni proprio da poco, il 12 luglio: non ha potuto festeggiare con calma con la sua famiglia, perché era sulla strada in Resistenza, però in compenso è stato accompagnato dall'affetto di tutto un popolo.

Fisso il mio sguardo sul suo berretto con l'effige del Che Guevara, il simbolo di Barahona, che permette di individuarlo facilmente tra le centinaia di "camminanti", come chiamano il popolo in resistenza, quando ci si incontra nel luogo di raduno, fissato ogni mattina.

Un simbolo così emblematico che anche durante il dialogo tra le due delegazioni, quella di Zelaya e quella dei golpisti, svoltosi in un hotel a quattro stelle e molto snob, è stato parte del suo abbigliamento, il compagno Barahona non ha abbandonato il Che Guevara ed i suoi fedeli jeans, cosa che è stata apprezzata dai membri del Fronte.

In qualsiasi leader di un movimento i suoi seguaci amano, chiaramente, che sia coerente con i suoi ideali.

    "Compagna, se lei porta questa spilla di Mel deve stare in Resistenza, allora per piacere, dica a Juan Barahona che mi ha commosso quando ho visto come stava vestito nell'hotel dei ricchi, lo apprezzato ancora di più perché non aveva la giacca e la cravatta ed il Che Guevara era presente nel dialogo, glielo dica che il popolo gli vuole bene perché non gli interessano le vuote convenzioni", mi ha detto spontaneamente un taxista mentre mi conduceva alla casa dove alloggio.

Quando racconto l'accaduto a Juan mi regala uno dei suoi ampi sorrisi e mi confessa di sentirsi contento quando la gente comprende fino in fondo il suo modo di attuare, sempre dalla parte del popolo.

    "Cara compagna, io sono molto contento che lei ci accompagni in questi momenti tanto duri, la stampa internazionale progressista è quella che ci permette di vivere, di avere una voce che grida agli orecchi sordi del mondo, il tiranno sta cercando di buttarci nell'oblio, nel silenzio, perché nessuno sappia le violazioni, le torture, i soprusi che sta subendo il popolo honduregno".

    "Le cose che sono successe hanno provocato il fatto che il popolo honduregno continuerà sulla strada anche dopo la restituzione del presidente Zelaya, anche dopo la formazione dell'assemblea costituente, quando riusciremo ad ottenerla".

    "Perché definitivamente il popolo honduregno ha dato una svolta nella sua vita, lo stesso popolo di oggi, quello del dopo 28 giugno, non è lo stesso che il popolo prima del 28 giugno, abbiamo imparato a lottare molto di più in questi ultimi 4 mesi che negli ultimi 90 anni!".

Saluto Juan e lo ringrazio per la chiacchierata, augurando al suo meraviglioso popolo di poter ottenere il più rapido possibile la restituzione del loro presidente democraticamente eletto e la formazione di un'assemblea costituente, ricordando le parole del Comandante in Capo Fidel Castro, che trattando il tema Honduras, ha affermato:

    "Abbiamo visto sorgere una nuova coscienza nel popolo honduregno. Un'intera legione di combattenti sociali si è temprata in quella battaglia. Zelaya ha compiuto la sua promessa di ritornare. Ha il diritto ad essere ristabilito al Governo ed a presiedere le elezioni. Dai combattivi movimenti sociali stanno emergendo nuovi e ammirevoli funzionari, capaci di guidare il popolo lungo i difficili cammini che attendono i popoli della Nostra America. In quel paese sta nascendo una Rivoluzione".

Castellano

"Si el presente es de lucha, el futuro es nuestro".
(Ernesto Che Guevara)


Sé que quizá voy a parecer repetitiva, sin embargo, las asambleas dominicales en el STIBYS (Sindicato de Trabajadores de la Industria de Bebidas y Similares) en Tegucigalpa, pueden excitar hasta la persona más fría de la Tierra.

Son una explosión de alegría resistente, de cantos, de consignas, de los alimentos preparados con amor por manos voluntarias para permitir subsistir a todas las personas en la resistencia.

Y es aquí que conozco personalmente a Juan Barahona, coordinador general del Frente Nacional contra el golpe de estado en Honduras, quien desde la epoca de la secundaria, cuando todavía era un adolescente, ha dedicado toda su vida a luchar por los pobres, para los más humildes.

Este movimiento del Frente Nacional, que coordina, me sorprende por su capacidad aglutinante, que ha sido capaz de llegar a un acuerdo con las fuerzas progresistas, las mismas que antes del 28 de junio, habian sido incapaces de conversar como iguales.

Al hablar con Juan, un hombre lleno de optimismo y buen humor, las canciones de la Resistencia son el trasfondo en mi grabadora, la banda sonora de estos días históricos, dolorosos, llenos de esperanza, pero también de sufrimiento, de ira y de impotencia frente a la violencia gratuita por parte del gobierno de facto de Gorilletti, perdón, Micheletti y sus lacayos complacientes.

"Honduras, el pueblo está contigo... Honduras, un pueblo que no calla... Honduras resiste a la batalla... para que vuelva José Manuel Zelaya", son las palabras del himno de la Resistencia, escrito y regalado al pueblo hondureño por Abiayala, una agrupación de venezolanos, una forma de ayudar a los rebeldes a luchar contra el terrible y violento golpe de Estado del 28 de junio que secuestró en su país al presidente democráticamente electo, Manuel Zelaya Rosales.

Juan Barahona, me dijo que el Frente Nacional contra el golpe de Estado nació exactamente el 29 de junio, mientras que el pueblo hondureño estaba en plena revuelta en las calles, todavía sacudido por la acción violenta que ha alterado el orden constitucional, y sin embargo, ya habian decidido que la lucha para el regreso del Presidente y la Asamblea Constituyente no se detendrá hasta la victoria.

Aquel dia de junio la gente empezó a darse cuenta de que necesitaba una estructura que le permitirá poner en práctica la coordinación, que en la actualidad incluye todos los sectores populares como los indígenas, los maestros, las feministas en resistencia, la población negra "Garifuna", médicos, sindicalistas, campesinos, trabajadores, una parte de las pequeñas y medianas empresas, jóvenes y estudiantes, un sector de la Iglesia católica y evangélica contra el golpe de Estado, los artistas contra el golpe de estado, los abogados contra el golpe de Estado, y construir la estrategia para hablar con la Coordinadora del Partido Liberal contra el golpe de Estado y con el Partido Unificación Democrática.

Personalmente, me interesa mucho cuando Juan Barahona me dice que la estrategia del Frente se basa sobre una estructura horizontal, participativa, más típica de los movimientos sociales que de los partidos políticos tradicionales, la gente está cansada de la elección de representantes, que son corruptos, que no mantienen ni las promesas hechas en la campaña electoral y ni sus compromisos con los electores, una vez elegido, y después de obtener su "pequeño" espacio de poder.

El hecho nuevo es que incluso algunos de los partidos políticos tradicionales, estan de acuerdo con el cambio y en el trabajo codo a codo con el Bloque Popular, el grupo del Frente que contiene la parte del pueblo que no partenece a partidos politicos.

Juan me dice que el golpe no los tomó por sorpresa, la rapidez de la organización se debe también a una amplia labor en los barrios y lugares de trabajo, asambleas populares que sirvieron para informar y preparar a la población, han permitido una difusión a livel nacional del Bloque Popular, nacido el 2 de mayo de 2000, con la característica de ser un anti-movimiento, anti-sistema y anti-modelo.

La confrontación con el gobierno neoliberal ha sido muy difícil desde el principio y en agosto del 2003 el Bloque Popular ya había "ganado la calle", y logró llamar a una huelga nacional en la capital, un fenomeno que fue capaz de paralizar las cuatro entradas de la ciudad. Un papel importante en el bloque es hecho por la Coordinadora de Resistencia Popular, que reúne a todos los movimientos sociales.

En otras ocasiones todo el país ha quedado paralizado por los bloqueos de las carreteras principales de Honduras.

Una cosa que me impresiona mucho es que la comunidad rebelde considera a Zelaya como un líder indiscutible. Justo antes de la conversación con Juan, el presidente democráticamente electo y sitiado en la Embajada de Brasil en Tegucigalpa, desde el 21 de septiembre, llamó por teléfono a Barahona y saludó a su pueblo, entre innumerables muestras de afecto y gritos de alegría.

    "Debemos seguir gritando nuestras verdades, están tratando de silenciarnos para perpetrar sus crímenes con impunidad, pero no lo podemos permitir, yo soy la solución al golpe de Estado, no el problema, como dice Micheletti", dijo Zelaya.

Y realmente creo que, lamentablemente, la comunidad internacional no actúa con suficiente firmeza para conseguir una solución democrática; por ejemplo, una delegación de la Unión Europea que se reunió para firmar un Acuerdo de Asociación entre Centroamérica y Europa, ha preferido conocer en ¡Costa Rica !, lo que está sucediendo en Honduras: nada mas se preocupan por resolver el problema del contrato sobre el banano y no acercarse demasiado a los rebeldes, por temor del contagio de una extraña fiebre progresista.

Tal vez el "morbo" de la izquierda que nos haga un milagro, y llegado en los países del primer mundo pueda (quizás!) despertar, por ejemplo, el pueblo italiano, apático y imbecil frente a muchos canales de televisión propiedad del "espicoenano" primer ministro, que me disculpen, Berlusconi.

Intrigada y fascinada por el apoyo al Presidente, me pregunto si el Bloque Popular, había apoyado a Zelaya desde el comienzo de su campaña electoral, y sinceramente Barahona me explica que la gente estaba desconfiada de su procedencia burguesa y se acercó a él cuando se dio cuenta de hechos concretos como la reducción del precio de la gasolina, la apertura al ALBA (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América) y, especialmente, el aumento del salario mínimo.

Después de esto, cuando Mel Zelaya, como cariñosamente lo llaman sus partidarios, sugirió la encuesta de las cuarta urna (para saber si la mayoría de la gente en Honduras quería convocar una asamblea constituyente), ya todo el movimiento estaba dispuesto a seguir juntos. Y como Juan dice,

    "... estamos dispuestos a continuar esta lucha pacífica hasta el resultado final, como lo demuestran nuestros mártires, que no se murieron en vano".

Y mientras que Juan pronuncia esta frase, un rebelde del Frente lo oye y me grita en la grabadora una de la tantas consignas, para reafirmar:

    "Sangre de mártires, semilla de libertad".

Pero toda esta energía, esta convicción y esta gran dedicación absoluta a esta nación, como ha comenzado en Juan?

El dirigente sindical, con su sonrisa franca y honesta, me dice que desde la secundaria era un muchacho militante.

Asistió al Colegio más grande no sólo en Honduras sino también en toda América Central, el Instituto Central Vicente Cáceres y aquí a parte de los temas de estudio, confiesa que él también aprendió a luchar en la calle per defender sus derechos de estudiantes.

    "Este instituto es famoso por haber formado los líderes que lucharon por las causas justas de los 70 y 80 y continúan hoy en la batalla, puesto que está en Resistencia, estan enseñando a sus estudiantes a preservar la escuela pública y tienen que tener la fuerza, valor y valentía para defender su país y solicitar una nueva nación".

Y mientras que Juan está hablando conmigo, creo que es realmente invidiable la fuerza de este ombre, que cumplió 55 años, recientemente, el 12 de julio, y no pudo celebrar tranquilamente con su familia porque él estaba en la calle de la Resistencia, pero a cambio fue acompañado por el afecto de todo un pueblo.

Fijo mi mirada en la gorra con la imagen del Che Guevara, un símbolo de Barahona, que permite reconocerlo en forma rápida entre los cientos de "caminantes", como llaman a la gente en la resistencia, cuando nos encontramos en el lugar de reunión todas las mañanas.

Un símbolo tan emblemático que, en el diálogo entre las dos delegaciones, una de Zelaya y la del golpe de Estado, que tuvo lugar en un hotel a cuatro estrellas y muy snob, ha sido parte de su attendo y el compañero Barahona no ha abandonado el Che Guevara y sus jeans fieles; por eso fue apreciado áun mas por los miembros del Frente.

Cualquier líder de un movimiento es amado por sus seguidores, por supuesto, cuando es coherente con sus ideales.

    "Compañera, si usted tiene puesto este broche de Mel debe estar en la resistencia, entonces por favor, dile a Juan Barahona, que me conmovió cuando vi cómo estaba vestido en el hotel de los ricos, aún más porque no tenía saco y corbata y el Che Guevara estuvo presente en el diálogo, le dice que la gente lo quiere, porque no le interesan las convenciones vacía ", dijo un taxista mientras me llevava a la casa donde estaba.

Cuando le digo lo que pasó, Juan me mira con su amplia sonrisa y él me dice que

    "... me siento feliz cuando la gente comprende plenamente la forma de aplicación mia, siempre del lado de la gente".

    "Querida amiga, me alegro de que nos acompañe en estos momentos tan difíciles, la prensa internacional progresistas es la que nos permite vivir, tener una voz gritando en los oídos de los sordos del mundo, el tirano está tratando de tirarnos al olvido, al silencio, que nadie sepa las violaciónes, la tortura, los abusos de poder que está soportando el pueblo hondureño".

    "Las cosas que han pasado han causado el hecho de que el pueblo hondureño siga en la calle, tambien después del retorno del Presidente Zelaya, tambien después de la formación de la Asamblea Constituyente, cuando se podrà lograr".

    "La gente hondena finalmente dio una vuelta de cambios en su vida, los hombres de hoy, los de después del 28 de junio, no son lo mismo que la gente antes del 28 de junio, hemos aprendido a luchar mucho más en estos últimos 4 meses que en los últimos 90 años".

Despues, saludo Juan y le doy las gracias por la entrevista y le expreso el deseo de que su maravillosa gente pueda obtener el ritorno, más rápido posible, de su presidente democráticamente elegido y la formación de una asamblea constituyente, recordando las palabras del Comandante en Jefe Fidel Castro, que tratando del tema Honduras, dijo,

    "Hemos visto surgir una nueva conciencia en el pueblo hondureño. Toda una legión de luchadores sociales se ha curtido en esa batalla. Zelaya cumplió su promesa de regresar. Tiene derecho a que se le restablezca en el Gobierno y presidir las elecciones. De los combativos movimientos sociales están destacándose nuevos y admirables cuadros, capaces de conducir a ese pueblo por los difíciles caminos que les espera a los pueblos de Nuestra América. Allí se engendra una Revolución".









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della pagina in italiano di "Prensa Latina"







Pagina inviata da Ida Garberi
(4 novembre 2009)



La autora es la responsable
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Página enviada por Ida Garberi
(4 de noviembre del 2009)



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