Cuba

Una identità in movimento


Il "Trattato di Economia Applicata" di Vasapollo: un ragionato, attualizzato e imprescindibile ritorno a Marx per interpretare le tendenze attuali del capitalismo e della sua crisi strutturale e sistemica

Henrike Galarza


Trattato di Economia ApplicataÈ impossibile riassumere in queste poche righe l'enorme ventaglio di temi ad analisi affrontate da Luciano Vasapollo nel suo "Trattato di Economia Applicata". Il sottotitolo "Analisi critica della mondializzazione capitalista", e l'interessante appendice, aiutano a farsi un'idea della portata teorico-pratica degli oltre trenta capitoli nei quali si articolano le sette parti che compongono questo eccellente lavoro. L'autore è riuscito ad impostare le questioni socioeconomiche più cruciali nei corrispondenti termini marxisti, attualizzandoli e argomentandoli, rendendo evidente la superiorità del metodo marxista sulle misere estrapolazioni ed i giochetti matematici della tradizionale ortodossia economica, o del presunto pensiero unico neoconservatore.

Che sia sull'intensificazione del contenuto immateriale della produzione, sulle nuove figure del lavoro, sulla privatizzazione dei servizi pubblici, sulla finanziarizzazione dell'economia, o anche sulla nuova divisione internazionale del lavoro, per citare solo alcune delle questioni, il trattato propone con chiarezza e rigore un'analisi che supera il vaglio di qualsiasi lavoro scientifico nel campo delle Scienze Sociali: il confronto con la realtà. Di fronte agli "idealismi" filosofici propri dei pensatori postmoderni di qualsivoglia ideologia, Vasapollo ci offre un trattato materialista di grande valore, in funzione delle necessità teorico-pratiche poste dall'attuale fase capitalistica.

Detto questo, mi limiterò ad esporre gli aspetti che, nel complesso, hanno attirato di più la mia attenzione, con l'intenzione di invitare alla lettura dei singoli temi in base agli elementi di interesse sollevati da ciascuno. Come un'opera completa sa fare, grazie all'elevato livello di astrazione e all'enorme quantità di temi trattati, questo eccezionale testo è di grande aiuto per ogni persona interessata alla critica dell'economia, e ancora di più per i militanti della sinistra di classe: smentisce e supera le mezze verità e le continue menzogne economiche diffuse dai mezzi di comunicazione, dai gabinetti di esperti (think-tank) e dalle organizzazioni economiche capitaliste; facilita l'uso di rigorose argomentazioni rivoluzionarie e anticapitaliste da parte di chiunque, comprese le attuali generazioni di studenti.

Successivamente alle presentazioni di noti pensatori e accademici, e ad una prefazione dell'autore stesso, la prima parte del libro, composta da tre capitoli, inizia con un'introduzione in cui si insiste sull'obiettivo generale dell'opera: la comprensione critica dell'attuale fase capitalistica. A tal fine, la prima parte è dedicata alla definizione delle categorie fondamentali dell'analisi marxiana del processo produttivo, rivendicandone la validità e l'utilità per l'analisi delle nuove realtà sociali contemporanee. La rassegna di storia del pensiero economico marxista è unita all'esame degli aspetti metodologici relativi alla definizione e concettualizzazione delle categorie economiche generali. Come negli altri capitoli del libro, abbondano i riferimenti a Marx e ad autori marxisti, ma anche ad autori di rilievo di scuole non marxiste, e in particolare dell'ortodossia dominante.

Nella seconda parte, "Categorie e dinamiche del sistema capitalista", l'autore presenta in forma sintetica ma rigorosa la metodologia contabile propria delle economie capitaliste dominanti.

I concetti di base della Contabilità Nazionale, il loro adattamento alle categorie marxiste introdotte nella prima parte, e la critica alle teorie dello sviluppo economico di uso corrente preparano il terreno per le successive tre parti, senza tralasciare la lunga analisi dell'accoppiata teorica "lavoro improduttivo-lavoro produttivo".

Una volta fissato il contesto teorico-pratico della sua analisi, Vasapollo approfondisce la conoscenza scientifica critica della realtà economica attuale nella terza, quarta e quinta parte del trattato , che costituiscono l'unità analitica più corposa del suo lavoro: la critica all'Economia Applicata in tre campi della conoscenza.

Nella terza parte, "Critica all'Economia Applicata alla struttura gestionale": il sistema impresa e il sistema pubbliche amministrazioni", la teoria microeconomica socialista e un'introduzione all'analisi del ruolo sociale ed economico dello Stato completano la prospettiva critica sull'impresa, in quanto unità di produzione capitalista. La trasformazione dello Stato sociale (Welfare State) in Stato del Profitto (Profit State) è un tema conosciuto a fondo dall'autore, e gli permette di affrontare sia i principi della gestione aziendale socialista, sia i più generali strumenti di intervento economico dello Stato Socialista.

Nella quarta parte, "Critica all'Economia Applicata ai sistemi economici: regolamentazione e pianificazione nel capitalismo e nel socialismo", il primo capitolo offre una sintesi della critica allo pseudo-liberalismo dominante attraverso l'analisi del settore finanziario, la cui crescita sproporzionata è storicamente intrinseca al capitalismo.

Vasapollo chiarisce la duplice prospettiva analitica sull'economia finanziaria: da un lato, la sua crescita eccessiva (la bolla finanziaria) riflette la strategia del capitale, che cerca l'incremento dei profitti al di là delle possibilità dell'economia reale, ovvero, la produzione e distribuzione di beni e servizi; per altro verso, l'economia finanziaria non può svincolarsi dalla produzione reale, ne dipende poiché è qui che si creano, e si ottengono, i profitti, ed il plusvalore appropriati dalla classe capitalista finanziaria. Da ciò, le contraddizioni generate da tale predominio, tensioni che sfociano in bolle finanziarie che poi scoppiano, sollevando altrettanti scandali finanziari, inclusi quelli di natura fraudolenti, o che svelano le bugie contabili di grandi aziende "al di sopra di ogni sospetto". In ogni caso, la mancata valorizzazione di questi capitali va a danno dei piccoli risparmiatori e dei lavoratori licenziati dalle imprese coinvolte.

In una messa in scena tipica del "poliziotto buono-poliziotto cattivo", la classe lavoratrice assiste alle lamentele del capitalista industriale verso i banchieri e le loro pretese, per poi, subito dopo, utilizzare questi ultimi come scusa di fronte alle richieste operaie di aumento del personale, di salari più alti, di migliori condizioni di lavoro o di riduzione della giornata lavorativa.

La presenza di settori, attività e imprese di taglio fordista e postfordista nei paesi industrializzati, complica ancora di più il mantenimento della stabilità sociale e genera differenze tra le frazioni di capitale che possono essere delocalizzate o avere a disposizione le tecnologie più avanzate e quelle che non possono. A partire dagli anni Settanta, la cosiddetta "flessibilità del lavoro" e la sua imposizione generalizzata confermano la tesi di Vasapollo sul predominio del capitale finanziario nella gestione globale dell'attuale economia capitalista. Come ben ricorda l'autore in diverse parti del libro, la globalizzazione, così come sta procedendo, è molto più rapida nell'ambito finanziario che nel resto: il protezionismo nelle relazioni commerciali e le leggi ingiuste che criminalizzano l'immigrazione nei paesi più potenti sono una prova della fallacia che si nasconde dietro al credo liberale ostentato da governi e istituzioni: si tratta di una "posa" pubblicitaria finalizzata a portare avanti la vecchia strategia di spoliazione e degrado dell'ambiente naturale; tutto ciò avviene in nome del libero mercato e, a volte, persino della democrazia politica.

La finanziarizzazione dell'economia si inserisce nel contesto del conflitto di classe anche sul piano internazionale, via via che favorisce il processo di concentrazione e centralizzazione del capitale su scala sempre maggiore, mettendo in pericolo, pertanto, l'autonomia e l'esistenza di capitali, imprese ed imprenditori di minori dimensioni e/o importanza nei mercati nazionali; la tendenza al monopolio si riflette nelle fusioni milionarie di imprese all'interno di singoli settori e tra quelle di differenti settori, sia a livello nazionale che transnazionale. Il dibattito in corso nei paesi dell'Unione Europea sul "consolidamento" (anglicismo usato per non dire "concentrazione") dei settori energetico, dei trasporti e delle comunicazioni è, in merito, molto significativo, e conferma l'esistenza di gruppi distinti di capitalisti con interessi contrapposti in gioco. Dunque, questioni come la "crisi delle ipoteche" o la variabilità del corso delle valute sul lungo termine, sono perfettamente coerenti con analisi che facciano uso delle "vecchie" categorie marxiste.

Parallelamente, al di là dell'apparente consenso diplomatico tra potenze capitaliste, copione messo in scena nelle riunioni di vertice del G-8, in quelle dell'Unione Europea o delle Nazioni Unite, ciascun blocco strategico mondiale cerca di limitare le conseguenze negative dell'indebolimento delle proprie istituzioni nazionali, in primis gli Stati, configurando lo scenario di competizione globale nel quale ci troviamo.

Di fronte a tale realtà, nel secondo e terzo capitolo viene affrontata la questione della programmazione economica, e in particolare di quella socialista. Come ricorda l'autore, nel capitalismo, lungi dall'essere assente, la pianificazione, o "programmazione", è un fatto, anche se avviene a livello microeconomico, ovvero nelle singole aziende. Il mercato capitalista è il meccanismo di determinazione macroeconomica rispetto al quale ogni impresa deve stabilire le proprie strategie e la pianificazione a lungo o breve termine, tenendo conto degli esiti critici che esso implica. Al contrario, la pianificazione socialista può essere uno strumento macroeconomico chiave, in grado sia di instradare la società intera verso gli obiettivi decisi a livello politico, sia di "imparare" dalle transazioni microeconomiche realizzate nei diversi mercati nel corso del tempo. A titolo di esempio, il quinto capitolo passa in rassegna le differenti fasi storiche della pianificazione economica nella Cuba socialista, insistendo sugli errori commessi e sulle iniziative con cui in seguito il governo rivoluzionario ha reagito alle peripezie sopportate dall'economia cubana.

Questa quarta parte si chiude con la rivendicazione dell'uso socialista di alcuni strumenti quantitativi tipici dell'economia capitalista. Le tavole input-output racchiudono, a giudizio dell'autore, un notevole potenziale per l'applicazione ad un'economia socialista, nonostante le inevitabili difficoltà di adattamento alle categorie contabili marxiste.

Nella quinta parte del Trattato, dal titolo: "Critica dell'Economia Applicata al Sistema-Mondo. Economia internazionale ed imperialismo", vengono descritte e analizzate le relazioni socioeconomiche internazionali riflesse nella teoria e nella pratica dominante del Commercio Internazionale. Riprendendo i concetti introdotti in precedenza, i primi due capitoli della quinta parte riassumono le principali idee e teorie sul commercio internazionale (vantaggi assoluti e comparati, costi comparati), la bilancia dei pagamenti e la relativa critica dal punto di vista marxista. Negli altri due capitoli viene proposta un'analisi critica delle relazioni internazionali in termini di imperialismo, capitolo terzo, e, nel capitolo quarto, conclusivo di questa parte, la sua applicazione all'analisi del cosiddetto sottosviluppo, nel contesto delle pratiche imperialiste del commercio internazionale contemporaneo. A partire dai concetti marxiani e dal pensiero leniniano sull'imperialismo, la convulsa evoluzione del capitalismo negli ultimi due secoli viene presentata sotto la prospettiva della continua competizione tra capitali, vecchi e nuovi, alla ricerca del maggior tasso di profitto per investimenti e capitale accumulato. D'accordo con l'autore, in questa ricerca del profitto nulla tiene a freno gli interessi dei capitali dominanti, e dei più dinamici. Nulla. La guerra, l'industria degli armamenti e degli altri strumenti di repressione violenta sono alcune delle "risorse" in mano ai capitalisti per il conseguimento dei loro obiettivi. Così, dal punto di vista dell'"economia di guerra", possiamo meglio comprendere la realtà attuale dell'invasione di Iraq e Afghanistan, o l'abominevole storia del colonialismo europeo a partire dal XV secolo. L'attuale supremazia militare degli Stati Uniti fa di questo paese un punto di riferimento importante nell'analisi dell'autore. La natura imperialista del complesso della politica economica internazionale delle differenti amministrazioni, poco conta che i presidenti siano repubblicani o democratici, è palese anche negli aspetti più nuovi dell'evoluzione economica: la finanza, l'economia della conoscenza, le tecnologie di punta; o in questioni come la conservazione dell'ambiente naturale o l'istituzione di un Diritto Internazionale. Nella gran parte dei casi, i governi statunitensi non hanno avuto scrupoli nel boicottare qualunque accordo che, a loro parere, ne "danneggiasse i diritti", o meglio, ostacolasse l'accesso delle multinazionali statunitensi alle fonti di profitto, dovunque si trovassero.

La sesta parte si intitola "Tendenze attuali del capitalismo: tra crescita quantitativa e crisi strutturale", e include quattro capitoli nei quali l'autore sintetizza le idee e le analisi proposte nei capitoli precedenti, teso a formulare la propria diagnosi sulla globalizzazione, intesa come attuale fase di sviluppo del capitalismo. Nel primo capitolo vengono fissati i riferimenti teorici che riassumono le caratteristiche generali di funzionamento del capitalismo contemporaneo. Nel secondo e terzo capitolo l'autore passa in rassegna l'evoluzione storica del capitalismo a partire dalla prima Rivoluzione Industriale, e l'analizza attraverso differenti teorie (secondo capitolo), per poi (terzo capitolo) approfondire la natura e la dinamica dell'accumulazione capitalista su scala internazionale. Utilizzando i necessari dati e con il supporto di alcuni grafici, Vasapollo dimostra la superiorità, sulle altre scuole del pensiero economico, della prospettiva critica marxista nella comprensione e spiegazione della realtà economica capitalista presente e passata. Nel quarto capitolo (l'ultimo della sesta parte) l'analisi della globalizzazione neoliberista mostra, alla luce di quanto argomentato, come, in modo inesorabile e indipendentemente dalla volontà delle persone coinvolte, la dinamica capitalista trasformi in feroce competizione globale sia l'internazionalizzazione della finanza, sia l'exploit dell'economia della conoscenza.

Infine, la settima ed ultima parte del manuale costituisce un invito, più che una conclusione, a partecipare al dibattito sul superamento del capitalismo e sull'instaurazione del socialismo. Nei primi tre capitoli l'autore analizza le tendenze emergenti nella dinamica di accumulazione capitalista, primo capitolo; secondo capitolo, il ruolo dell'economia della conoscenza in quest'ampio contesto in continua trasformazione; nel terzo capitolo, le questioni relative all'intervento dello Stato nella sfera economica, sia interna che esterna, completano la riflessione analitica.

Il quarto capitolo (l'ultimo della settima parte), è intitolato: "Nuova composizione del mondo del lavoro e costruzione del blocco sociale anticapitalista". Ancora una volta, la riflessione dell'autore parte dai testi di Marx, dalla legge del valore-lavoro, e dai risultati dell'analisi precedente, stavolta per mettere a fuoco le sfide poste dalle trasformazioni del capitalismo alle generazioni, attuali e future, di persone e degli altri esseri viventi. D'accordo con l'autore, precarietà e disoccupazione sono caratteristiche proprie del postfordismo in quanto sistema. Le delocalizzazioni, la separazione crescente tra il concetto e la realtà del lavoro, la deregolamentazione del contratto del lavoro, la presenza di manodopera immigrante nella gran parte dei paesi, potenze economiche e non, sono altrettanti indizi della necessità di ampliare l'approccio al "lavoro", per abbracciare nell'analisi l'insieme di paesi compresi nella sfera del Capitalismo, così come le nuove figure del lavoro, contrattuali o meno, senza dimenticare la crescita della produzione immateriale.

L'analisi marxista, critica dell'Economia Applicata, ha una validità di cui è conferma la capacità di spiegare la realtà mutevole del capitalismo nell'attuale fase di globalizzazione, validità pienamente dimostrata da questo "Trattato di Economia Applicata".

Il ventaglio di iniziative, di forme di lotta operaia e popolare, che può contribuire al progresso sociale è molto ampio, come si evince dal trattato, e si può dire che l'opera di Luciano Vasapollo ne faccia parte a pieno titolo.



    Henrike Galarza
    Dipartimento di Economia
    Università Pubblica della Navarra


    (Traduzione di Giulia Alteri)


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Luciano Vasapollo: "Trattato di Economia Applicata"


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Pagina inviata da Luciano Vasapollo
(3 settembre 2009)


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